sabato 3 dicembre 2016

Senza illusioni.

            
            La vedo passare praticamente ogni mezz’ora, dice lui. Così la guardo, ma non per struggimento, o per vedere una volta di più come sia fatta, oppure indagando come riesca a muoversi con i suoi abiti sempre impeccabili. L’osservo, naturalmente senza farmene accorgere, e lo faccio soltanto per cercare di comprendere, tramite quei suoi passi cadenzati lungo il nostro corridoio, che cosa mai possa pensare una come lei in quel preciso attimo in cui mi passa proprio davanti. Il mio ufficio ha grandi vetrate dalla parte del corridoio, molti impiegati vanno e vengono, hanno in mano delle carte, certe volte dei faldoni, si scambiano un saluto, una battuta, poi vanno nella stanza delle fotocopie, per poi tornare indietro. Anche lei generalmente si comporta nello stesso modo, ma il suo stile mi pare estremamente differente. E’ come se non fosse immersa veramente nel nostro luogo di lavoro, ed i suoi gesti comunque si mantenessero leggeri, quasi impalpabili, praticamente di gran lunga al di sopra di quelle pratiche polverose e noiosissime delle quali è costretta ad occuparsi.
            Subito dopo naturalmente me ne disinteresso, dice ancora lui agli amici della birreria dove si ritrovano la sera. Qualche volta la saluto, magari quando ci incontriamo lungo il corridoio, ma non sono mai stato capace di chiederle qualcosa o di intavolare un discorso in sua presenza. Mi limito a sorridere, quasi come un ebete, per poi distogliere lo sguardo e lasciarla scivolare verso i suoi impegni. Credo che i suoi pensieri siano sempre orientati un po' più avanti di quelli degli altri impiegati, come se già avesse elaborato completamente le sciocchezze quotidiane che a noi tengono impegnati, e la sua mente navigasse altrove, quasi in una diversa dimensione. So che non è particolarmente bella, ma il suo fascino, almeno ai miei occhi, è smisurato. Gli amici naturalmente lo ascoltano, e nessuno di loro si sogna di interromperlo, tanto sanno quanto conti per lui quella specie di punto di riferimento.
Forse è una donna qualsiasi, conclude lui, ma la dote principale che a me sembra di intravedere in lei ogni giorno è quella di essere, almeno durante l'orario di lavoro, un vero e proprio personaggio, un’individualità che spicca sopra tutte, a cominciare dalla sua espressione e dai suoi sguardi, sempre volti verso qualche cosa di diverso dalla quotidianità. C’è dell’assenza nei suoi modi, ed una capacità innata di essere comunque lì in quel momento, e anche di non esserci, contemporaneamente. Per questo ho fatto una scelta, dice lui agli amici; ed ho deciso di chiederle in maniera diretta e con semplicità come possa riuscire ad essere un tipo di persona di quel genere.
Così sono andato da lei, senza attendere neppure il suo passaggio nel corridoio: le ho fatto un cenno, lei mi ha osservato senza alcuna espressione, quindi si è alzata dalla sua scrivania e mi ha seguito per pochi metri, fino ad un angolo tranquillo. Sono affascinato, le ho detto; non vorrei neppure usare altre parole, che non sarebbero assolutamente appropriate. Però ho di fronte a me  senz’altro la donna più interessante che conosca. Lei allora mi ha guardato, ha sorriso leggermente, ma senza imbarazzo; poi ha abbassato gli occhi, come per spiegare che aveva qualcosa da dire, ed una pausa interminabile è trascorsa in questa maniera. Verrò trasferita, la prossima settimana, credo. Non penso in seguito ci rivedremo con facilità, però apprezzo queste parole, indicano forse qualcosa che in fondo ho sempre coltivato dentro di me: la mia non appartenenza a niente ed a nessuno. Per il resto, mi sento esattamente una donna qualsiasi, ed è inutile del resto farsi illusioni.


Bruno Magnolfi

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