giovedì 16 marzo 2017

Conteggi.

            

Ho impiegato molto tempo per abituarmi. Non perché il susseguirsi di queste monotone giornate fosse per me qualcosa di poco congeniale, quanto perché avevo sempre pensato a qualcosa d'altro, anche se adesso non saprei neppure dire che cosa di preciso. Sto fermo dentro a questo chiosco di giornali presso un importante incrocio di strade e di marciapiedi della mia città. Sono i miei capi naturalmente che si occupano di tutto: dei fornitori, di cosa mettere in bella vista, dei resi, ed io rimango qui soltanto durante alcune ore del giorno, quando loro sono a riposarsi oppure a fare anche altre cose che a me non merita sapere. Mi lasciano qui durante quel pugno di ore più morte, quando puoi vederti arrivare davanti giusto qualche anziano per acquistare una rivista o un giornaletto, e dopo basta. Così spesso mi annoio, e spero sempre succeda almeno qualcosa che mi faccia terminare presto il mio orario di lavoro.
Di gente se ne muove parecchia intorno a me, è sempre un turbinio di macchine davanti a questa edicola, ma di tutte queste vetture rombanti non se ne trova mai qualcuna che abbia voglia di fermarsi per acquistare qualche cosa. Così, giusto per far passare meglio il tempo, mi sono messo qualche giorno fa a contare quante vetture di colore rosso potessero riuscire a transitare nello spazio di in un'ora intera, e dopo ciò ho fatto anche il conteggio di quelle di colore bianco, poi di quelle nere, delle gialle, dei modelli più comuni, dei più rari, dei motorini, delle biciclette, e così via. Qualche cliente del chiosco, naturalmente, è arrivato sempre nel momento meno opportuno, quando tutto sembrava fatto apposta per farti perdere il conteggio, ma con qualche stratagemma sono riuscito quasi sempre a cavarmela, anche se in qualche caso ho dovuto ricominciare tutto da capo.
Un pensionato poi mi ha chiesto cosa mai stessi facendo, e lui si è subito reso disponibile per aiutarmi, perciò gli ho dato un foglio ed anche un lapis, ed ho lasciato che contasse come me anche lui i flussi del traffico. In pochi giorni i pensionati sono diventati cinque, e siccome le notizie poco importanti girano più in fretta di qualsiasi altra cosa, a decine hanno iniziato a farsi avanti per questa attività quasi senza scopo. Per ingraziarsi la mia benevolenza però tutti sono arrivati al chiosco acquistando un giornale o una rivista, e quindi le vendite nelle ore morte dell’edicola in pochi giorni hanno registrato un’impennata, tanto che per far fronte a tutti i nuovi clienti ho dovuto lasciare i miei conteggi praticamente in mano alla folla dei miei aiutanti, peraltro felici di essere utili a qualcosa.
Uno del comune poi è venuto da me per dirmi senza mezzi termini che quei conteggi sarebbero stati molto utili a loro dell’ufficio per la mobilità, così mi ha fatto un'offerta per avere i totali dei passaggi automobilistici divisi nei giorni per orari e direzione, ed io naturalmente ho accettato tutto quanto, esagerando l’importanza del mio compito e dei dati, sottolineando che solo uno come me riesce a quantificare esattamente da questa posizione di privilegio le cifre precise. Gli aiutanti sono diventati così un numero discreto, tutti dislocati intorno al chiosco, foglio di carta e lapis in mano, qualcuno portandosi una seggiola da casa, pronti a mettere una lineetta nuova ad ogni passaggio da registrare.
Naturalmente ho dovuto arrabbiarmi con qualcuno, generalmente poco preciso nel memorizzare tutte le cose, o anche poco preciso semplicemente nel segnarle sopra al foglio, perciò sono stato anche costretto a sostituirne uno o due che magari si occupavano dei furgoni chiusi, inserendo al loro posto chi forse prendeva nota solamente dei taxi, ed in questa maniera mi sono fatto un elenco esatto dei pensionati che proprio per merito potevano aspirare alle liste maggiormente ambite tra tutte le altre.
Ma alla fine sono arrivati anche i miei capi; mi hanno detto in due parole che mi ero approfittato della posizione di privilegio che mi avevano concesso, e che adesso dovevo proprio andarmene, a meno che non avessi accettato il lavoro mattiniero di scaricatore dei pacchi dei quotidiani dai furgoni. Mi sono arreso, era evidente, non avevo scelta, ma ho lasciato ai miei aiutanti il loro compito guadagnato ormai sul campo, semplicemente distanziando di qualche metro da questo chiosco ognuno di loro, così che tutto quanto alla fine pare adesso filare proprio bene, visto che per me si è anche aperto inaspettatamente un importante credito d’esperienza nei confronti del comune.  

Bruno Magnolfi


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