martedì 20 marzo 2018

Maschera vera.


           
            Fermo, sotto ad una pioggia leggera ed invischiante, proprio identica a quella che sta venendo giù insistentemente negli ultimi giorni, sotto ad una giacca forse persino troppo larga, che in ogni caso a quell’epoca non era affatto della sua taglia, con l’espressione come sempre enigmatica, senza alcuna definizione di stato d’animo, lui mi appare davanti ancora una volta, appena provo a lasciare la mente andarsene dietro ai ricordi e ai pensieri senza controllo. Ecco, questo è tutto ciò che rimane di maggiormente importante di quel periodo estremamente confuso, forse proprio come deve essere il groviglio convulso della giovinezza, quel momento zeppo di idee e di voglie che molto probabilmente in seguito non troveranno una vera risoluzione.
            Dicevo dentro di me: si deve pur trovare una maniera, anche se erano soltanto parole a cui nessuno avrebbe mai davvero creduto, forse neppure io. Eppure si andava avanti, si cercava davvero di fare, di mettere insieme i pensieri, di dargli uno spiraglio di verità, disegnando i progetti sul niente, perché sapevamo che li avremmo comunque tenuti sempre in memoria, e non ci sarebbe stato bisogno di altro per renderli veri. Via, via da qui, da queste cose inutili che ci sbarrano soltanto la strada, che ci rendono simili a chi non ci piace, a chi ci vorrebbe costringere ad essere soltanto identici a loro: mummie di idee e di necessità, che invece noi volevamo vive, libere, forti del nostro semplice sentirsi forti, senza bisogno di altro. 
Tu c’eri sempre, eri con me, davanti, alle mie spalle, intorno ai pensieri ed ai sogni da cui mi sentivo coronata. Imperfetto, certo, da migliorare, da cambiare completamente forse, però lì, come un mito da rincorrere senza avere più fiato. Poi fu sufficiente uno scossone; neppure: una semplice incomprensione, una superficialità lasciata senza spiegazioni, quasi per un moto di opinioni date come scontate, di pareri buttati nel mezzo e poi sostenuti ma quasi per semplice indolenza. Quel piccolo pertugio che si fece appena in un attimo più grande, fino a diventare un vero allontanamento, qualcosa che non avremmo mai creduto possibile fino a pochi giorni più addietro. Forse allora tu mi cercasti, ma sicuramente sbagliando i tempi; ed io a mia volta forse ti cercai, ma lo feci inevitabilmente nel momento sbagliato.
Una semplice nuvola di vapore di tutte le cose non dette e non fatte, e poi via, verso argomenti senz’altro più radicati nei nostri rispettivi retroterra, senza quei voli pindarici che in seguito abbiamo dovuto separatamente ridurre a stupide sciocchezze di gioventù, che non avrebbero proprio portato mai da alcuna parte, che non ci avrebbero permesso mai di trovare davvero la strada, che non sarebbero stati mai in nessun caso gli spiriti guida a cui affidare, dopo appena una porzione di tempo, le nostre vere esistenze.
Ed adesso eccoti lì, che fa forte impressione saperti navigato in chissà quali mari in tempesta, con la tua espressione rimasta esattamente la stessa, ed una faccia da schiaffi che non potrebbe essere stata mai, per tutto questo tempo e per tutti i problemi che il nostro separato percorso abbia certo dovuto affrontare, qualcosa di diverso da quella che eri riuscito a costruire sopra al tuo viso: una maschera vera, meravigliosa.

Bruno Magnolfi

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