Sono deluso, forse
potrebbe essere del tutto inutile anche parlarne. Certe volte giro per strada
senza una meta, ed incontro quasi sempre delle persone che probabilmente mi
assomigliano, perché se non altro hanno le mie stesse caratteristiche, e magari
alla vista del particolare modo che possiedo di camminare lungo questi
marciapiedi, mi lanciano pure un saluto, perché sanno perfettamente chi sono, mi
riconoscono, e sono anche del tutto consapevoli di quello che significa
resistere in questo piccolo mondo costituito dal gruppo storico di famiglie che
ha sempre abitato tutto questo quartiere. Che me ne frega, penso tra me, sono
soltanto degli sciocchi, solo dei tizi che vogliono vedere nelle mie vesti un
personaggio pieno di notorietà, uno che ha avuto la fortuna di essere stato
prescelto tra tutti quelli che aspirano a farsi strada in questa semplice realtà
senza stile, utile soltanto alle persone prive di scrupoli.
Sorrido, qualche
volta, e mi chiedo se ci sia un briciolo di serietà nel mandare avanti le cose
in questa maniera. Siamo noi penso, coloro a cui è demandato un compito che
forse in altra sede parrebbe del tutto inconcepibile, ma rispetto al quale,
fingendo grande superiorità, riusciamo facilmente a mostrarci assolutamente
all’altezza, tanto da racimolare con pochi sforzi la fiducia di tutti, fino a
spiegare delle volte che forse siamo nati assolutamente per questo, per
assolvere un compito che ad altri non sarebbe mai risultato naturale. In questa
porzione di città ci sono io, sembro spiegare giusto passando davanti ad ogni
cittadino che vedo, a preoccuparmi soprattutto per voi, ad adempiere a tutti
quei compiti che ad altri sicuramente risultano ostici.
Però alla lunga tutte
le cose mostrano di logorarsi. Sembra persino impossibile che si possa
continuare in questa stessa maniera all’infinito, così prende la voglia di
voltarsi da tutt’altra parte, almeno in qualche occasione, e disinteressarsi di
quanto a chiunque forse pare ancora del tutto necessario. Il punto è che a me
non importa un bel niente di come possono andare avanti le cose alle persone
che continuano a tifare per me. Lo so, per loro sono un simbolo, il punto di
arrivo di un processo a cui aspirano tutti, ma per quanto mi riguarda oramai è
soltanto un percorso noioso a cui devo quasi obbligatoriamente dare seguito, anche
se non ne avrei più alcuna voglia. Certo, ci sono stati momenti del passato in
cui ho faticato molto per arrivare ad essere quello che sono; ma adesso non è
che per darsi una spinta ulteriore si debba per forza tornare con la mente ai
periodi più difficili di tutto il percorso. Adesso è così, e questo deve
bastare.
Però non riesco a
mandare ancora avanti le cose nella stessa maniera di sempre: sorrido per
mostrare ancora piacere rispetto ai complimenti che mi vengono rivolti, e poi
faccio finta di impegnarmi davvero sui casi che qualcuno mi viene a presentare
per avere al più presto una positiva soluzione. Di fatto non mi interessa più
nulla, sono fatti loro le complicazioni in cui tutti si vanno a cacciare ogni
giorno: si respira una fase del mondo in cui è l’individuo ad essere al disopra
di tutto, non posso certo essere io ad invertire questa tendenza. Il potere che
sono riuscito poco per volta a cucirmi addosso ormai è mio, non c’è più alcun
bisogno che metta ancora in discussione la mia persona per mostrare quanto
questo sia vero. Quindi basta, non devo più farmi vedere da queste parti:
qualcuno penserà che non sto bene, o che mi sto impegnando in qualcosa che sta
al di sopra della fantasia più comune. Invece mi prenderò una lunga vacanza, e
mi godrò appieno quello che mi sono meritato, lontano da qui, da qualche parte
splendente, dove non ci sia chi voglia ancora guardare con interesse la mia
espressione, per riconoscere nei miei lineamenti, semplicemente, colui che gli
sempre apparso come il rappresentante di tanti tra tutti i suoi sogni.
Bruno Magnolfi