martedì 23 maggio 2023

Abbraccio tardivo.


            Che cosa importa, in questi anni ormai quasi da anziani, impegnarsi ancora in quelle complesse e particolari attività che ci erano addirittura state additate dai nostri genitori, fin da quando eravamo dei ragazzi, proprio come le uniche possibili, quasi non esistessero in giro praticamente altre scelte, e si dovesse mostrarsi per forza in una certa maniera, bramando il potere dei conti correnti quasi più di quello di un buon nome da spendere? Ci siamo impegnati, lo riconosco, ed abbiamo anche trovato le strategie più adeguate, le conoscenze più adatte, gli strumenti migliori per spiazzare ogni altro concorrente sulla piazza, e mettere su delle imprese che funzionassero al meglio, brillassero sul mercato, e naturalmente ci permettessero i guadagni che avevamo sperato sin dai difficili inizi. A qualcuno di noi naturalmente è andata meglio che ad altri, e personalmente credo che possa accontentarmi parecchio di ciò che sono riuscito a mettere in piedi, magari con un pizzico di fortuna, ma poi, soprattutto, sempre spalleggiato dalle persone giuste. Però l’età anche per me inesorabilmente avanza, e non è più di troppo interesse portare ancora avanti quelle stesse strategie, laddove le giornate si riducono alla fine soltanto ad una serie di piccole abitudini da attempati, che non cercano più alcuna grande novità, ma soltanto la consapevolezza di non essere stati, almeno per tutto questo tempo, degli individui completamente inutili, ma persone capaci di dare un seguito a tutto.

Questo penso negli ultimi giorni, ed è diventata poco per volta una collana di riflessioni quasi monotone che sembrano volermi braccare sempre più da vicino, proprio adesso che invece il mio unico figlio, Alberto, sembra proprio desideri fare di testa sua ad imboccare una qualsiasi strada di vita, ed allora mi rendo conto che forse l’ho lasciato allontanarsi un po’ troppo dalla sua famiglia di appartenenza, senza maturare quella consapevolezza che avrei desiderato vedergli brillare negli occhi al semplice comprendere che la mia generosa impresa commerciale sarebbe diventata presto la sua. L’ho lasciato fare, non l’ho instradato mai, come sicuramente invece avrei dovuto, allo scopo di fargli fare pratica nel mio settore. E così lui non ha acquisito quella passione che immaginavo gli sarebbe saltata fuori improvvisamente da un giorno all’altro, tanto che adesso sembra quasi non riconosca i legami che lo uniscono ai suoi genitori ed al buon nome che gli abbiamo dato, mentre invece lui adesso deve impegnarsi, come non ha ancora mai fatto, nel portare in avanti con fierezza questi valori.

Devo tentare una strada diversa con lui, non c’è alcun dubbio; devo prenderlo sottobraccio e guidarlo con attenzione e pazienza verso quegli scopi che in fondo da sempre ho immaginato per il suo futuro. Sicuramente nel prossimo periodo troverò delle difficoltà, e lui si mostrerà recalcitrante a cambiare anche soltanto qualcosa di quello che crede di aver acquisito. Devo portarlo con me, fargli vedere per la prima volta quali siano a fine mese le contabilità reali della mia azienda, fargli toccare con mano le possibilità che si offrono a lui nell’iniziare ad avere delle conoscenze che costituiscono un vero peso, e che aprono sbocchi insperati, contratti inimmaginabili, messi su a forza di telefonate importanti e di promesse assolutamente da mantenere. E poi recarsi insieme con me a dei pranzi di lavoro dove si instaurano rapporti, si fa vedere con chiarezza quali siano i nostri propositi, si dimostra la serietà e l’assennatezza delle nostre idee, fino a evidenziare che c’è un mondo di cui facciamo parte anche noi, e che per nessun motivo può mai permettersi di dimenticarci o di lasciarci da parte.

Alberto comprenderà tutto questo, ne sono già più che sicuro, ed anche se fino adesso non mi sono preoccupato sufficientemente di lui, scioccamente piazzandolo a fare l’impiegato delle Poste, tanto per non vederlo più ciondolare coi suoi amici tra i locali del nostro paese, ed immaginando che la consapevolezza di essere un semplice numero del sistema lo portasse con semplicità verso di me, adesso che ho capito di aver fatto uno sbaglio, desidero più di ogni altra cosa riparare l’errore. Forse fino adesso non gli ho dato mai la fiducia che probabilmente meritava già anni addietro. Probabilmente ho immaginato che le cose potessero aggiustarsi da sole, quasi senza necessità di interventi decisi da parte mia. Però siamo ancora in tempo a raddrizzare tutto quanto e ritrovare rapidamente un dialogo tra noi, quello stesso che in questi ultimi anni purtroppo è andato quasi completamente ad erodersi, lasciando del tutto a sua madre, così come ho fatto, il compito di tenere i rapporti con il nostro unico figlio. Lo riconosco, non ci sono mai stato in casa a vederlo crescere: gli interessi e le amicizie che contano mi hanno sempre trattenuto distante. Ciò non significa che le cose non possono giungere improvvisamente ad una svolta, e mostrarsi di colpo in una maniera del tutto differente. Dovrò impegnarmi in questo senso, lo comprendo assolutamente; ma con la serietà con cui ho affrontato per tutti questi anni ogni dettaglio che mi ha circondato, ugualmente voglio comportarmi con lui, e fargli ritrovare quella stessa famiglia che vuole tornare ad abbracciarlo.

 

Bruno Magnolfi

sabato 20 maggio 2023

Pena di vivere.


            Da dietro le tendine della mia finestra mi fermo ad osservare quasi ogni giorno i pochi passanti che si muovono lungo la strada del mio paese. Di fronte alla mia casa, però, si trova proprio l’ingresso dell’ufficio Postale, e quindi, soprattutto di mattina, si nota facilmente qualche persona che va ad infilarsi là dentro per sbrigare alcune delle proprie attività. Mi piace riconoscere da dietro ai vetri alcuni miei concittadini, e spesso mi diverto a notare in quale maniera si siano vestiti in quel certo giorno, o come si comportano guardandosi attorno, con quali altre persone si soffermano, magari per scambiare qualche parola di rito, ed infine noto anche chi cerca di evitare qualcun altro. Non c’è niente di male nel mio curiosare, anzi, dopo i fatti recenti che sono accaduti in questa agenzia, o meglio, che sarebbero potuti accadere, credo a mio parere non sia sbagliata l’osservazione attenta di tutti gli utenti che entrano ed escono da quell’ufficio: potrebbe tornare utile nel futuro, penso spesso, aver notato qualcosa che ad altri magari non è proprio balzato agli occhi. Certe volte poi, quella che posso guardare dalla mia casa, sembra proprio sia la parte più viva del centro abitato, un luogo, una strada, un marciapiede, dove si scambiano saluti, informazioni, rallegramenti, dove si riesce facilmente a socializzare, e vengono espresse da tutti con sincerità le rispettive opinioni. Si parla, si dice quali siano i propri pensieri, le idee, le preoccupazioni, se ci sono, o le difficoltà che si tenta di fronteggiare qualche volta. Non riesco da qua a comprendere le parole che si scambiano, queste persone, ma ci vuole poco ad immaginare i discorsi che vengono intavolati.  

Certe volte riconosco qualcuno con cui negli anni scorsi sono stato in frequente contatto, magari fino a non molto tempo fa, almeno fino a quando la mia malattia non mi ha costretto a rimanermene in casa e a non frequentare più nessuno. Mi proietto facilmente là in mezzo a quei miei amici di un tempo, e sento quasi ancora le loro voci nelle orecchie, le riconosco, così come riconosco facilmente le loro maniere di essere e di comportarsi. Mi tengono compagnia, in qualche modo, anche se queste persone che scorrono davanti a me neanche suppongono di essere osservate, ed io non mi lascio certo vedere da quelli che qualche volta girano persino lo sguardo verso la mia parte, come per scrutare se io per caso mi sia affacciato in quel momento al davanzale, ed abbia forse voglia di scambiare il mio saluto con il loro. No, non posso aprire questa finestra, sporgermi verso la strada, mostrare il mio volto di questi ultimi tempi, così peggiorato che neppure io stesso mi soffermo ad osservarlo ancora nello specchio del bagno. Sto qui, di nascosto, però volentieri guardo tutti, ed è un po’ come essere ancora dentro alla vita del paese, come se i discorsi immaginati che in questo momento si scambiano questi individui, riuscissero a darmi il sollievo di non essere isolato da tutto.

Ho visto la signora Vanni, con l’espressione sempre più seria, probabilmente per la preoccupazione di mandare avanti sempre al meglio tutto l’ufficio. E poi gli altri impiegati che conosco, che arrivano la mattina presto per svolgere come sempre il loro ruolo. C’è Laura, la ragazza che sta dietro allo sportello al pubblico, che a metà mattina va a prendersi un caffè alla Casa del Popolo poco lontano, qualche volta insieme a quel nipote del vicesindaco, con il quale probabilmente deve aver messo su una relazione, anche se non sembra che le cose vadano avanti troppo bene, almeno a giudicare dalla carenza tra di loro di qualche anche minimo gesto tenero. Escono in due, ma lui tiene lo sguardo sempre a terra, e lei prosegue, come è sua consuetudine, ad elargire grandi saluti e sorrisi a tutti coloro che incontra. Trovo qualcosa di inadeguato in quel loro comportamento, come se qualsiasi desiderio di stare assieme, fosse frenato da qualcosa più importante, e quella breve pausa dal lavoro, probabilmente dopo che lui ha terminato la consegna delle lettere con quel ciclomotore sulla cui carrozzeria spicca la scritta Poste Italiane, fosse diventata in breve tempo soltanto un’abitudine, che forse uno almeno di loro due vorrebbe ultimamente quasi evitare.  

Mi dispiace rendermi conto di questi piccoli dettagli, forse perché nel mio mondo immaginario vedo tutti quanti andare sempre d'accordo tra di loro, e vedere davanti ai miei occhi solo la dimostrazione chiara che tutti si aiutano e si vogliono bene, anche se riconosco che non è perfettamente sempre così. L'infermiera che raggiunge la mia casa ogni giorno per curarmi, dice che forse potrei anche azzardarmi ad uscire, una volta o l'altra. <<Ma non ha alcuna importanza>>, le rispondo. <<Per quello che mi interessa sapere, ho già tutto quello che mi serve restando immobile dietro la mia finestra. Eppoi non voglio proprio che qualcuno mi fermi lungo la strada o sul marciapiede davanti casa mia, magari soltanto per mostrare tutta la sua pena nei miei confronti>>.

 

Bruno Magnolfi

        

mercoledì 10 maggio 2023

Acqua piena di luce.


Ora sogno di immergermi lentamente nell'acqua del mare, in una giornata piena di sole, nella trasparenza di piccole onde appena accennate. Muovo le braccia con naturalezza, con calma, e raggiungo il largo in un breve lasso di tempo, assaporando un senso di libertà che neppure ricordavo possibile. Ho visto le maschere delle persone che conosco da sempre, in questi giorni, ed ho avuto conferma che tutti avrebbero da dirmi qualcosa, ma nessuno ha il coraggio di farlo. Forse mi hanno sempre giudicata in modo differente da ciò che dimostro in questo periodo, ma tutto ciò non ha alcuna importanza, io vado avanti con le mie cose, e faccio quello che ritengo per me più opportuno. Ne ho già parlato anche con i miei genitori, e loro mi hanno confermato pieno sostegno in tutto ciò che ho in mente di fare. Anzi, loro non hanno neppure da intavolare alcun giudizio che tenti di modificare le mie scelte: <<Sei grande abbastanza>>, ha detto subito mio padre; <<Ciò che decidi di fare per noi andrà sempre bene>>. Così mi sono fermata a dormire da Alberto già per un paio di volte, e forse rimarrò ancora da lui in qualche altra occasione, anche se c'è qualcosa in tutti i suoi modi che non mi convince. È cortese, tranquillo, anche dolce, però certe volte mi guarda come se non comprendesse del tutto ciò che io ritengo essenziale. Certo, non mi aspetto che inizi ad interessarsi di teatro soltanto perché il corso a cui sto partecipando per me è molto importante. Però ho capito come lui vada molto a rimorchio delle opinioni degli altri su alcune delle cose che non comprende, senza mai avere un proprio personale parere. E questo per me è già un discreto problema.

Poi mi sono accorta subito di come lui tenda a fare con me la classica coppietta di un certo vecchio stile, con cenette a due, e poi smancerie senza fine. Però a me, forse per la prima volta in vita mia, interessa in questo momento soprattutto allargare gli orizzonti che mi vengono offerti da tutto ciò che mi circonda, e poi anche scoprire nuove strade, battere dei sentieri diversi, magari anche impervi e al limite inesplorati, però assolutamente accattivanti, com'è appunto recitare, interpretare, interessarsi di teatro, conoscere le persone che fanno parte di questo mondo del palcoscenico, piuttosto che ripiegarmi su atteggiamenti che sanno soltanto di risaputo. Non so come spiegarglielo ad Alberto tutto questo, perché credo che per lui sia completamente differente il proprio panorama, e forse immagino non riesca neppure a concepire una base di partenza dalla quale darsi una spinta verso qualcosa d'altro. Sicuramente è un bravo ragazzo a cui mi sono senz'altro affezionata, però questo non mi pare sia del tutto sufficiente. Mi piace stare con lui qualche volta, però non sempre, come invece vorrebbe Alberto. Così come non credo sia una buona idea occuparsi assieme delle medesime cose, ed anche questo è un aspetto che lui non sembra comprendere.

Insomma, devo cercare di tenerlo a distanza, almeno per il momento, e dare seguito soprattutto ai miei desideri, cercando di non chiedere quasi mai la sua opinione, che appare sempre piuttosto lontana dalla mia. Credo che la nostra relazione, comunque, sia destinata ad avere una breve esistenza, ed anche se non voglio certo accelerare le cose, penso proprio che prima o dopo ci ritroveremo, Alberto ed io, ad avere delle idee talmente distanti da metterci assolutamente in condizione di prenderne atto, e chiudere così questa storia. Per adesso però tiro avanti, anche se la mia amica Elena ha già detto che non riesce più mentalmente a seguire il mio percorso, e che forse dovrei accontentarmi di qualcuno che mi vuole bene e che vuole stare al mio fianco. Ma io credo di avere ultimamente le idee piuttosto chiare, e mai come adesso mi sono sentita così convinta di ciò che sto facendo, indipendentemente da tutti coloro che con ogni probabilità troveranno a breve sia da criticarmi duramente, che da costruire delle vere polemiche sulla mia condotta. Non faccio del male a nessuno, ho il mio lavoro, le mie passioni, e sto costruendo poco per volta il mio futuro. Non credo si possa aspettarsi, da una ragazza di paese come me, qualcosa di migliore.

In ufficio mi accorgo che gli utenti certe volte bisbigliano a bassa voce davanti al mio sportello, magari esattamente quando, nell’entrare dentro all’Ufficio Postale, trovano già qualcuno che conoscono mentre sta pagando le sue bollette sul conto corrente, ed allora mi guardano con le loro espressioni false, che in ogni caso trovano in me sempre un largo sorriso a salutarli e ad accoglierli. Qualcosa, molto presto, dovrà cambiare anche qui, penso ogni tanto; scivolerà via questa mentalità tradizionalista, le idee conservatrici verranno soppiantate da grandi volontà di cambiamento, il provincialismo allenterà la sua presa, ed alla fine chi riesce a nuotare nelle acque profonde, proverà finalmente la sensazione meravigliosa di restare immerso in un’acqua piena di luce.

 

Bruno Magnolfi    

domenica 7 maggio 2023

Assoluta indifferenza.


            Mi sento così impacciata adesso. Pensavo che le cose poco per volta si sarebbero normalizzate, formando così delle consuetudini quasi prive di qualsiasi inciampo, dopo quello che abbiamo dovuto patire, ed invece in un attimo tutto sembra essere cambiato di nuovo, in questo benedetto Ufficio. Questi due ragazzi, che ci raggiungono da Pisa ogni giorno con la macchina messa a loro disposizione per venire a svolgere il lavoro a cui sono stati destinati dai dirigenti superiori, ci trattano, a noi paesani di Calci, come se avessero a che fare con delle persone incapaci di far funzionare il cervello alla loro stessa velocità. Come Direttrice di Sede ho cercato di spiegare a tutt’e due fin dagli inizi di che cosa avrebbero dovuto occuparsi, considerato che sono stata costretta a destinare il nostro Alberto alla consegna domiciliare della posta ordinaria in tutto il nostro Comune e nelle frazioni, naturalmente per sostituire Gino che si è infortunato, ma loro si sono scambiati delle occhiate rapide, ed hanno inteso fin da subito svolgere quelle mansioni in modo diverso da come noi eravamo abituati, tanto da metterci un po’ in difficoltà. Sono rimasta ad attendere, nei primi giorni, nella speranza che le cose prendessero una piega più vicina a quanto abbiamo sempre fatto, ma quei due sono andati avanti a sistemare i pacchi e la corrispondenza con dei criteri tutti diversi, tanto che adesso diventa difficile per qualcun altro metterci le mani. Soprattutto mi è parso, dai loro sguardi d’intesa, come avessero quasi messo a punto un piano per crearci delle difficoltà, ed allora sono arrivata a chiedere a me stessa se addirittura fossero stati in combutta con i Dirigenti di Pisa per creare lo scompiglio dentro al nostro piccolo Ufficio Postale. Ma in seguito ho capito che non vengono volentieri a lavorare nella nostra Sede, ed è per quello che il loro impegno sicuramente è al minimo.

            In più, c’è adesso questa faccenda tra Alberto e Laura che è diventata la storiella su cui ognuno deve per forza formarsi un’opinione; per cui, anche tra gli utenti dell'Ufficio Postale che vengono da noi per una raccomandata o una bolletta da pagare, ciascuno è pronto a dare delle occhiate esaustive per vedere cosa succede dietro al bancone al pubblico, dove lavora Laura, e la stessa Lorenza che fino ad oggi mi era sempre parsa morigerata e persona lontana dai pettegolezzi, si è messa d’improvviso a fare la curiosa, ed ogni occasione anche a lei sembra perfetta per far cadere i propri discorsi sempre su quell’argomento, quasi come non ce ne fossero degli altri. Forse anche i due ragazzi nuovi, che se ne stanno quasi tutto il tempo per i fatti propri, hanno compreso che c’è qualcosa di strano che vola nell’aria, e non vorrei proprio iniziassero a parlare di tutto questo al di fuori dell’Ufficio, gettando facilmente del discredito su tutto il personale. Da Pisa poi mi fanno ogni tanto anche qualche pressione, sostenendo che i Conti Correnti Postali aperti in questa Agenzia, sono al di sotto della media del resto della provincia; ma io non saprei proprio come pubblicizzare i nostri servizi, e se la gente di Calci mette i propri soldi da altre parti, non so come convincerla a ripiegare su di noi.

Insomma, tutto sembra zoppicare, e se in un primo momento mi era quasi parso un miglioramento il fatto che il nostro Alberto si fosse allontanato dalla propria famiglia prendendo un appartamento in affitto nella zona più centrale di Calci, così da averlo disponibile per qualche straordinario, adesso che tutti dicono con grandi ammiccamenti che in quella casa lui ci trascorre le serate insieme a Laura, mi fa quasi diventare una specie di ruffiana, insomma una che manovra alle spalle per mettere assieme le persone. Da un punto di vista personale devo dire che a me non può fare altro che piacere se gli impiegati di questi nostri Uffici filano d'amore e d'accordo, ma considerato come si sono messe le cose, dovrò prendere, nei confronti di questa coppia di fatto, un atteggiamento meno favorevole, in maniera che tutta la faccenda tenda almeno un po’ a sgonfiarsi. Me ne accorgo quando gli utenti sorridono solo nel vedermi dietro la vetrata del mio piccolo ufficio, e sono sicura non si facciano mai alcun problema nel mostrarmi il loro divertirsi per tutto quanto sono capaci di immaginare. Credo, addirittura, che uno di questi giorni dovrò telefonare alla mamma di Laura, ed anche se sua figlia ha quasi trent'anni, chiederle ugualmente se si sia resa conto di ciò che sta succedendo. È una brava donna la madre, la conosco da sempre, e se un'altra persona normalmente potrebbe invitare chiunque ad occuparsi d’altro, nel suo caso penso proprio che mi ascolterà.

<<Si tratta del buon nome dell'Ufficio Postale di Calci>>, potrei subito dirle; <<e soprattutto di quei tanti pettegoli e ficcanaso del paese che non hanno nient'altro di meglio da fare se non preoccuparsi dei fatti degli altri>>. Non so, forse dovrei proprio farlo, rifletto con più calma; o forse proprio non è il caso, e allora potrei magari lasciare che le cose continuino a scorrere più o meno come sempre, accompagnate dalla mia più assoluta indifferenza. Chissà.

 

Bruno Magnolfi