lunedì 28 febbraio 2022

Apparenza momentanea.


            Mi sento una persona ambigua, anche se questo atteggiamento in fondo non mi dispiace neanche troppo manifestarlo, almeno in certe occasioni. Fa parte di me, del mio modo di essere, forse non potrei mai neppure mostrarmi in altro modo. Guardo Sandra adesso, per esempio, e mi pare di non avere praticamente più niente da spartire con lei, nonostante siamo state quasi amiche intime fino ad oggi, e tutto questo anche nell’arco di parecchi anni. Il fatto è che questo viaggio dentro al camper che abbiamo noleggiato, secondo me ci sta fortemente allontanando tutti e quattro uno dall'altro, anche se non c’è stato niente di particolare tra di noi a minare davvero le nostre relazioni. Forse sono soltanto dei differenti punti di vista proprio sulle ordinarie sciocchezze quotidiane di vita comune, che adesso risultano capaci di distanziare sempre di più i nostri modi d’essere e di comportarci. Lei certe volte si fissa facilmente su qualcosa, e poi è disposta a sostenere la sua posizione con fermezza, a qualunque costo, senza venire quasi mai a più miti consigli.

            Suo marito Renato invece è per me la vera rivelazione di questi ultimi giorni. Non lo avevo mai calcolato come un tizio così vicino alla mia stessa maniera di vedere le cose, ma da quando siamo partiti con il camper lui si è mostrato ai miei occhi totalmente differente da come l'avevo sempre conosciuto e immaginato. Per fortuna sua moglie non sospetta minimamente proprio nulla di questa nostra particolare simpatia, e poi per noi due comunque tutto ciò si sta rivelando soltanto una specie di semplice gioco, qualcosa che a tratti coltiviamo anche con una certa intensità, ma soltanto come un’amicizia di viaggio, e niente che possa preludere a qualcosa di diverso. Mi rendo sempre più conto, in questo modo, che ormai è sufficiente un’occhiata tra me e lui per comprendere al volo i nostri pensieri rispettivi; è una specie di sintonia comune quella che si è creata tra noi due, tanto che, almeno in certi giorni, Lina e mio marito paiono come restare un passo indietro, forse incapaci di comprendere davvero quelle cose che per noi due invece appaiono piuttosto chiare ed evidenti. Ogni sera tiriamo tardi dentro al camper, tutt’e quattro seduti a tavola a parlare di qualcosa, e magari facciamo anche dei programmi, ci scambiamo persino qualche battuta, una volta consumata la nostra cena lenta ed immancabile, e a quanto sembra tutti i pensieri miei e di Renato che cerchiamo semplicemente di esternare, appaiono d'improvviso capaci di muoversi su dei piani estremamente differenti dai ragionamenti che ci propongono i nostri rispettivi coniugi.  

Socchiudo gli occhi adesso mentre il camper mi sballotta leggermente sulla strada minore che corre serpeggiando lungo la costa. Mi piacerebbe poter stare da sola almeno per un po', rifletto, ma capisco che non si possono certo avere troppe pretese durante una vacanza come questa. Renato, dal fondo della nostra casa viaggiante, in questo momento sta guardando con scarso interesse qualcosa sullo schermo del suo immancabile telefono, ma ogni tanto getta un'occhiata rapida anche verso di me, come per riconfermare la sua presenza a breve distanza, e magari attrarre su di sé la mia attenzione. Se ci penso bene, invece, al contrario di quello che probabilmente sta pensando lui, adesso non trovo neppure delle grandi differenze tra Renato e mio marito. Mi sembrano sostanzialmente delle persone abbastanza simili, piuttosto pasticcioni tutt’e due, e anche superficiali, poco capaci di comprendere davvero la psicologia di chi sta loro attorno; sicuramente dei buoni amici tra di loro, senza dubbio, anche se persino questo in maniera piuttosto blanda, quasi priva di un vero e proprio impegno. Però sono forse davvero io quella sbagliata, mi convinco facilmente quando ci rifletto; annoiata di tutto e indifferente a quanto mi capita attorno, e magari proprio per questo disponibile con facilità a qualsiasi strana stupidaggine si possa presentare.

Vorrei divertirmi, perdere la testa, lasciarmi andare a qualche sciocchezza difficilmente condivisibile. Forse Renato mi seguirebbe subito, se per esempio decidessi di mettere le gambe a bagno nelle onde che si infrangono su una di queste larghissime spiagge della Manica, nonostante il freddo intenso delle giornate di febbraio. Potremmo ridere fino alle lacrime rabbrividendo per il gelo. Oppure bearsi di qualcosa raramente già provato. Non so, potrei stare insieme a lui, magari per un giorno o due, ad assaporare il gusto della novità, se in qualche modo fosse possibile. Ma poi la solita noia di sempre sono sicura riprenderebbe in me il sopravvento su ogni altra cosa, rendendo di nuovo tutto quanto soltanto un’apparenza assolutamente momentanea.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 24 febbraio 2022

Semplice e sincero.


            Diario. 5° giorno. La costa francese, si sa, è stupenda. In inverno, insieme alla salsedine, vi si respira un’aria di lontananza da tutto, come se davvero le cose importanti si svolgessero altrove, senza minimamente riguardare queste province affacciate sopra l’oceano, e qui restasse soltanto da ammirare la bellezza della sponda occidentale del continente. Però dopo poco viene il sospetto di essere davvero abbandonati dalla realtà, muovendosi da queste parti. Come se la nave madre avesse tracciato per sé tutt’altra rotta, ed adesso si trovasse sperduta chissà dove. Il nostro camper naturalmente è autonomo, e perciò deve bastare per tutto ciò che ci serve, mi ripeto ogni volta, anche se mi sembra in certe occasioni che qua dentro ogni tanto vengano a mancare persino le cose essenziali. Tiriamo avanti a bordo come si può, fingiamo di divertirci e di apparire l'un l'altro entusiasti di questo viaggio, eppure un malessere sotterraneo sembra talvolta minare l'umore, e renderci addirittura nervosi, in certi momenti. Persino con mio marito ogni tanto non trovo quasi nessuna parola da scambiare, come se d’improvviso non avessimo più niente da dirci; così mi rifugio in piccoli gesti, come fare qualche carezza al mio cagnolino, oppure cercare nella mia mente qualcosa che dico di colpo con voce alta, quasi squillante, ma senza riferirmi a nessuno in particolare, quasi come parlando tra me. Gli altri due nostri compagni di viaggio, poi, si sono sempre dimostrati in passato una coppia piuttosto silenziosa, anche se adesso per aggiunta pare che qualcosa non vada bene neanche tra loro, come se questa piccola avventura avesse scatenato dei risentimenti che potevano aver covato da chissà quanto tempo dentro di loro.

            Ma non voglio analizzare chissà cosa: il mio intento iniziale era quello di vivere una vacanza senza troppi pensieri, e vorrei tentare di restare attaccata a questo proposito. Però quello che sta succedendo a Parigi mi lascia senza parole, ecco cos’è; e soprattutto, quello che mi rende più incredula, è il comportamento di questi miei tre compagni di viaggio, quasi indifferenti a quel che succede o a tutto ciò che non sia il loro stretto personale. Mi pare quasi che ognuno di loro badi soltanto a se stesso, preoccupato unicamente di poter perdere qualcosa, mostrandosi troppo generoso con chissà chi. Io invece riesco quasi ad avvertire attorno a me il grande risentimento sociale dei gilet gialli, ed anche se i francesi arrabbiati non vengono certo a manifestare il loro dissenso tra questi piccoli paesi della Bretagna e della Normandia, ugualmente li avverto vicini, come se i loro pensieri, e i desideri che coltivano, giungessero in qualche maniera fin qui. Ne parlo con gli altri, magari dopo aver ascoltato qualche notizia dalla mia radiolina, ma a loro non interessa.

            Vorrei sentirmi più viva, apprezzare, come già sto facendo, queste coste frastagliate e questi pascoli sopra le rocce, ma anche perdermi ogni tanto in mezzo alla gente, fermarmi a visitare qualche mercatino all’aperto, sentire gli umori delle persone di qua, sorridere a qualcuno, far vedere che siamo tutti nella medesima barca. Stamani sono andata a far spese alimentari insieme ad Antonio, che è quello che si presta più volentieri a queste cose. <<Toni>>, gli ho detto; <<mi sembra quasi di essere a casa in questo supermercato>>. Lui mi ha sorriso, ma non so se ha compreso quello che volevo trasmettergli, visto che subito dopo mi ha detto che era vero, lo scatolame là dentro era proprio disposto come da noi. Non ha importanza, mi dico; sono soltanto una manciata di giorni e poi torneremo rapidamente alle nostre normali attività. Però ogni tanto mi fermo, immagino che avrei potuto essere nata da queste parti, cresciuta in uno di questi villaggi, ed ora mandare avanti una casa ed avere anche un lavoro, e forse potrei adesso essere esattamente come una di queste donne francesi con le quali si fa la fila alla cassa. Magari mi sarebbe piaciuto, rifletto. Dappertutto si trovano delle belle persone, e anche qui ce ne sono, senza alcun dubbio.

            Infine siamo usciti, e pensando di tornare di nuovo nel camper a respirare quell’aria sempre leggermente pesante, mi è venuta la voglia di rallentare il mio passo. Antonio invece si è mostrato contento: <<stasera mangeremo del pesce freschissimo>>, ha detto; <<in fondo uno dei motivi più forti che mi ha spinto verso una vacanza in Bretagna sono proprio le ostriche e il buon pesce che si trova da queste parti>>. L’ho guardato, ma appena un momento, e l’ho trovato sincero, spontaneo, quasi dolce nel suo mostrarsi così semplice.

 

            Bruno Magnolfi  

mercoledì 16 febbraio 2022

Ciò che si desidera.

 

            Diario. 4° giorno. Quello che accade in questo paese non mi lascia per nulla indifferente. Immagino spesso corposi gruppi di persone riunirsi a sera in scantinati, oppure dentro vecchie sedi bancarie dismesse, o magari in qualche palazzo, adesso chiuso, un tempo luogo di lavoro per impiegati dell’amministrazione pubblica, a discutere animatamente con poca luce per decidere il da farsi. E noi che intanto giriamo avanti e indietro come un gruppo qualsiasi di turisti annoiati, all'interno di una nazione in fiamme, dove forse stanno rapidamente saltando già tutte le regole. Lina e mio marito sembrano del tutto insensibili a quanto va accadendo con i gilet gialli a Parigi e in tutta quanta la Francia, mentre Antonio per fortuna almeno ogni tanto pare interessarsi di più al problema, ma forse soltanto per solidarietà nei miei confronti. In ogni caso sto provando, per quanto sta succedendo, un senso di disagio generale, e sapere che Toni è maggiormente sensibile a questa faccenda, in qualche modo mi rasserena. Andiamo avanti col nostro programma, girando in lungo e in largo con il camper sia la Bretagna che la Normandia, quasi a caccia di un tesoro ben nascosto su qualche spiaggia deserta spazzata dal freddo vento invernale, mentre ognuno di noi sembra rinchiudersi drammaticamente sempre più dentro se stesso.

            Quello che doveva essere il luogo dove perdere del tutto la cognizione di quelle giornate ordinarie mandate avanti a casa nostra nella più grande monotonia, si sta rivelando l’epicentro delle lotte di un popolo ribelle, impegnato nel tentativo di ottenere dal governo almeno qualche beneficio, ed il disinteresse attuale che vige in questo camper per tutte quelle istanze, è solo un evidente esempio dell’estremo egoismo con cui vengono affrontati a volte certi temi. Persino mio marito appare avulso da ogni recriminazione sociale che avviene proprio qua vicino, ed è già molto se mi ascolta distrattamente quando gli traduco gli articoli che vengono scritti sopra ai maggiori quotidiani parigini. Sembra quasi che i nostri immediati interessi di gitanti, siano assolutamente superiori a qualsiasi altro problema, tanto che mi pare già di sentir sbuffare qualcuno mentre cerco di tenere informati tutti gli altri su quanto va accadendo. Ho notato già che Lina e mio marito ogni tanto si gettano uno sguardo, forse proprio per un’intesa di disinteresse attorno ai gilet gialli ed ai problemi che quelli stanno portando in piazza. Fare i turisti per forza a me pare una grossa stupidaggine, ma forse non riesco a comunicare adeguatamente questo concetto.

            Oggi abbiamo percorso diversi chilometri, giungendo dalle parti di Le Havre, ed anche se la giornata era piovosa, i luoghi costieri da cui siamo transitati sono apparsi subito meravigliosi e ricchi di storia. Mi piace essere qui, per nessun motivo vorrei giungere al punto di dispiacermi di una vacanza di questo genere; però questa distanza che in qualche modo si sta manifestando tra di noi, mi porta ad intristirmi, quasi ad isolarmi a mia volta dagli altri tre, forse nella ricerca di far volare alte le mie riflessioni, senz’altro al di sopra delle usuali cose sciocche che ci troviamo ogni tanto a scambiarci dentro questo camper. Non vorrei naufragare nelle stupidaggini: da questo viaggio, al contrario, vorrei scoprire cose nuove, svelare delle curiosità nascoste, magari modi diversi di relazionarmi io stessa con le persone che stanno accanto a me. Ciò che maggiormente mi dispiacerebbe è lo scoprire per assurdo che la vicinanza fisica riesce ad allontanare tra di noi le nostre menti e i nostri desideri. Non so come poter introdurre in questo camper degli stimoli che siano capaci di smuovere questi argomenti nelle coscienze dei miei compagni di viaggio; però so che non posso isolarmi e rimanere ad osservare tutto quanto senza dire a voce alta la mia opinione.

            Poi ci fermiamo per la notte. Prepariamo qualcosa da mangiare, si cerca di essere svelti, logici, razionali, di dedicarci ognuno a qualcosa che comunque possa servire a tutti, ma sono cose usuali, comportamenti ordinari, quasi istintivi, nulla di più. Si parla a monosillabi, si sorride di sciocchezze, ma si coltiva quasi inconsapevolmente una tensione sotterranea, dei risentimenti sordi che forse non sapevamo neanche di avere e di poter elaborare così dentro noi stessi. Forse cerchiamo soltanto di nasconderci dietro questi piccoli gesti, dietro certi deboli accenni a ciò che intendiamo manifestare, ma poi di fatto maturiamo qualche risentimento sempre vivo dentro la testa, qualcosa di latente, di difficile da dominare. A me non piace affatto quanto va accadendo, rifletto adesso con serietà; o almeno non è questo quello che desideravo.

 

            Bruno Magnolfi

          

mercoledì 9 febbraio 2022

Dolore necessario.

           

            Oggi ho camminato da solo per un po’, cercando di tenere la mente leggera, in questo vento invernale che da due giorni spazza violentemente la costa bretone. Non so neppure cosa intenda cercare dentro me stesso crucciandomi così mentre muovo questi passi; in ogni caso, a ripensarlo meglio, adesso mi sfugge addirittura il senso esatto delle mie parole di poco fa vicino al camper, e non riesco neppure a comprendere e a controllare quei sentimenti che sono stati capaci di dare la voce ai miei pensieri. Lei però mi prende completamente, all’improvviso, come per sconvolgere ogni mio gesto, ed io di colpo so di averle voluto dire così che è come se la conoscessi ora per la prima volta, ma contemporaneamente come se avessi saputo che lei era sempre stata presente dentro di me, e che era rimasta lì da tanto tempo, quasi sospesa, forse ad attendere da me ciò che solo ora sto svelando, anche se fino a questo momento io stesso non ne avevo la minima coscienza. Non so per quale motivo succeda questo, le ho detto, non so spiegarmelo, però è così, e so che lei deve comprendermi ed accettarmi, perché non vedo nessun’altra possibilità. <<Ho voglia di ridere, Lina>>, le dico; <<di guardarti e non riconoscerti, starti vicino e scoprire che sei proprio tu, la medesima di sempre, eppure anche una persona tanto diversa>>. Lina sorride, forse si schernisce, cerca delle frasi razionali che stridono nel tentativo di spiegare qualcosa che non ha una vera logica. <<Ci passerà>>, aggiunge subito, <<è soltanto un'infatuazione passeggera che tra non molto sparirà da dentro di noi, esattamente com'è nata.>>. Le ho tenuto una mano, dieci minuti fa, di nascosto a tutti come purtroppo dobbiamo fare, ed ho scambiato con lei qualcosa di estremamente superiore a qualsiasi aggettivo, e per tutta quella serie di momenti non c'è stato proprio bisogno d'altro.

            E’ una pazzia quella a cui stiamo dando seguito, lo comprendiamo ambedue perfettamente; eppure è come se qualcosa dentro di noi proseguisse a spingerci, e persino a suggerire delle parole: <<Perché no. Perché non dare libero corso a questo nostro sentire, seppure in noi quasi dimenticato o messo da parte. Perché non tentare di immaginarci quale mai possa essere la prospettiva, il risultato, le conseguenze di questo stato d’animo, anche se niente di tutto quanto potrà mai avere un reale futuro>>. E lo struggimento che giunge facilmente ad ogni occhiata, è lì a consumarsi in noi come l’ultimo possibile, come per un’ultima volta, e dopo basta. Continuo a camminare e forse sono investito continuamente da masse di pensieri assurdi, nella stessa maniera come questo vento oceanico porta ad infrangere onde gigantesche sopra gli scogli. C’è qualcosa di malato in tutto questo, lo capisco benissimo, ma non so frenarmi, e non sa farlo neppure Lina, anche quando volge lo sguardo altrove per evitare di incoraggiarmi ancora. Cosa mai potremo fare, mi chiedo, se non assolutamente niente, proseguendo la nostra vacanza in quattro dentro al nostro camper, così com’è iniziata, e tentare di smetterla con questo gioco di velati sottintesi e di sfioramenti nascosti delle mani. Funziona questa complicità, visto che proseguiamo a tenerla viva, ma forse è il pericolo stesso che la tiene in vita, questa logica impossibile che la spinge avanti, il senso del proibito assoluto che ne produce e ne distilla ogni goccia di linfa vitale.

            Poi mi fermo ad osservare una cresta di rocce che vengono ricoperte di schiuma ad ogni onda di mare: forse è stato un errore tutto quanto; anche soltanto non riuscire a riflettere fin dagli inizi che sarebbe stata, come poi realmente si è verificato, l’improvvisa noia di sempre a darci proprio la forza per superare ogni barriera. Evidentemente in seguito qualcosa, già uno di questi giorni, inizierà nei nostri rispettivi matrimoni a funzionare sempre peggio, e diventerà rapidamente un bel problema, mostrerà subito qualcosa da isolare, sempre che questo sia possibile. Qualcuno di noi ci rimetterà direttamente di persona, proprio in quegli stessi termini di tutte le cose quando si sgretolano improvvisamente, e non funzionano più, perdono di senso, senza aver mai neppure riflettuto che sarebbe potuto accadere per davvero; e forse tutta quanta questa vacanza a quel punto potrà mostrare il senso delle strade che all’improvviso prendono ognuna per il proprio corso, deviando con forza e con dolore da ciò che ci eravamo immaginati appena poco tempo prima. Forse dobbiamo arrestare immediatamente questo processo che ora sembra inevitabile, forse dobbiamo insabbiare ciò che appare adesso tanto importante, eppure privo di qualsiasi significato logico; soprattutto se accostato al dolore che tutto questo potrà facilmente provocare. 

           

            Bruno Magnolfi

mercoledì 2 febbraio 2022

Valvola di sicurezza.


            Diario. 3° giorno. Stasera abbiamo cenato presto, e quasi per tutto il tempo in maniera silenziosa, dopo che io e Lina, già a fine mattinata, eravamo andate quasi senza parlarci a fare degli acquisti in alcuni negozi di generi alimentari dalle parti attorno a Saint-Malo, estasiandoci comunque della vista sull’oceano e di questa costa meravigliosa. Qualcuno, forse proprio Antonio, il marito di Lina, ha deciso di volgere la direzione di marcia del nostro camper, già dai prossimi giorni, verso la Normandia, percorrendo le strade costiere lungo La Manica, ed io naturalmente non ho avuto niente da ridire. Lina invece mi è apparsa, durante tutta la giornata, decisamente sfuggente, come se cercasse di evitare con me qualche argomento, però non ne vedo affatto il motivo e proprio non capisco cosa mai possa avere da nascondere. Però è del tutto evidente che sono soltanto fatti suoi, ed io non sono certo il tipo di persona che cerca di curiosare tra le cose degli altri, questo è chiaro. Renato e Antonio poi, mentre erano da soli, hanno controllato a fondo tutto il nostro mezzo, e si sono anche recati presso un grosso distributore di carburante, dove hanno controllato l’olio, fatto il pieno di nafta, di acqua per il bagno e per i servizi, e anche di gas per il cucinotto ed il riscaldamento interno con motore spento. Siamo tutti molto contenti e soddisfatti di questo camper che abbiamo noleggiato: ci pare molto affidabile, ben studiato nei particolari, e alla fine anche estremamente confortevole.

            Il nostro cagnolino non sembra soffrire neppure troppo del viaggio, anche se appare subito molto contento ogni volta che ci fermiamo per portarlo in giro a piedi. Sembra quasi più affettuoso di sempre in questi giorni, forse perché si rende conto della gita straordinaria che stiamo vivendo insieme a lui, e magari anche della stranezza nel trovarsi ad ogni sosta davanti a nuovi panorami, con una vegetazione spesso differente, ed anche con tanti nuovi odori fuori da qui. Con lui e con il camper naturalmente ci siamo già scattati tutti e quattro parecchie fotografie, anche se forse è il caso di moderarci, considerato, come sempre succede, che quando infine torneremo a casa, avremo voglia di rivedere soltanto le immagini più belle e significative. Però la cena silenziosa di stasera mi ha lasciato un po’ di amaro, come se aleggiasse nell’aria qualcosa di irrisolto, o addirittura si fosse diffuso il sentore, in qualcuno di noi, dell’aver sbagliato scelta nell’accettare una vacanza come questa. Personalmente invece ne sono contenta, anche se mio marito da quando siamo partiti sembra stare più attento ai giudizi che possono avere su di lui Toni e sua moglie Lina, che non io stessa. Non mi sento del tutto messa da parte, però speravo che queste settimane potessero segnare per noi due un riavvicinamento progressivo, che invece pare non decollare troppo.

            Mi sembra addirittura, in qualche momento, di non aver compreso qualcosa, come se tutti e tre i miei compagni di viaggio fossero coscienti di un particolare in merito al quale io non sono stata messa al corrente, o che forse non sono riuscita minimamente a cogliere, neppure nel momento stesso in cui si è verificato. Inutile fare delle domande, nessuno mostra la minima volontà di fare chiarezza, quasi che dietro alle loro strane occhiate che ogni tanto sembrano scambiare, si nascondesse una piccola realtà a dir poco inconfessabile. Forse tutto quanto è frutto soltanto della mia immaginazione, sicuramente devo sgombrarmi la testa al più presto da questi pensieri poco edificanti, e mostrare di più il mio carattere ottimistico, almeno per ricominciare alla svelta a vedere le cose in modo più solare, sgombro da queste nuvole scure che magari non hanno proprio alcun significato, e servono soltanto a rovinare le giornate. Mi sento in colpa però, quasi inadeguata ogni tanto, come se a me fosse preclusa la possibilità di collocarmi allo stesso livello degli altri. C'è stato un periodo, durante la mia adolescenza, in cui mi sono sentita più o meno così, ma erano soltanto ragazzate, a quell'epoca, delle timidezze, semplicemente sciocchezze senza importanza. Adesso invece provo la preoccupazione di non riuscire a rimediare in nessun caso tutto ciò che di me appare sbagliato, e su questa base mi guardo attorno con una crescente perplessità. Certo, non sarebbe proprio questo il momento migliore per riflettere su cose del genere, però non so proprio come si faccia a decidere quale sia il momento adeguato; e poi: la sensibilità giusta per accorgersi di qualche problema che ci sormonta, spesso è del tutto momentanea e irrazionale; inconcepibile tentare di farne una semplice valvola di sicurezza, si rischia soltanto di veder rompere tutto.

 

            Bruno Magnolfi