mercoledì 30 marzo 2022

Culla dei sogni.


Io sto bene con gli altri. Anche se in certi momenti fingo di desiderare la solitudine, in realtà a me piace sentire le persone attorno a me, e dentro a questo camper non potrei mai stare senza i miei amici. In certe occasioni mi guardo attorno e mi pare quasi impossibile poter viaggiare attraverso questi paesaggi unici da dentro ai finestrini di uno scatolone viaggiante, dove però non sembra mai mancare niente, e tutto ciò che risulta presente all’interno serve quasi soltanto alla ricostruzione costante di un meraviglioso microcosmo autonomo, capace come di galleggiare sopra una rete infinita costituita da grandi strade asfaltate, ma anche da piccoli viottoli di ghiaia, collegamenti capillari e diffusi verso tutto quanto sia desiderabile. Ci fermiamo, riposiamo, si riparte, anche se non c’è un calendario esatto delle cose da affrontare, eppure tutto scorre bene, come se seguisse alla lettera un progetto che si va chiarendo dentro la nostra testa ad ogni attimo.

<<Mi piace>>, dico ogni tanto a voce alta; e così ricordo a tutti la capacità di sentirsi rallegrati da ciò che abbiamo attorno, dai luoghi dove siamo stati capaci di giungere, dal nostro morbido solcare questo breve periodo di tempo che è la nostra vacanza, senza neppure troppi punti fermi. A tratti il senso di libertà ottenuto pare persino troppo forte, tanto da provocare nella mente piccole vertigini, quando in altri momenti invece, chiudere gli occhi in luoghi così distanti dalle nostre case, provoca addirittura un senso di soffocamento, quasi un’apnea prolungata che si può anche sperimentare, restando immersi a lungo in un’acqua marina torbida e invischiante, ma soltanto per il gusto di sperimentare il proprio limite. <<Va tutto bene>>, ripeto agli altri certe volte; non c’è proprio alcun bisogno di scavare dentro noi stessi, magari nel tentativo di scoprire il fondo segreto di tutti i nostri pensieri; è sufficiente così: tirare avanti senza porsi mai delle domande inutili e dirette, e accarezzare il nostro cane paziente che ci segue comunque, verso qualsiasi destinazione siamo capaci di metterci in testa.

Io sono gli altri, penso certe volte, e non ho bisogno di mostrare la mia personalità o i miei gusti, posso lasciarmi andare con tranquillità a ciò che segue immediatamente qualsiasi attimo, perché lo scostamento di idee tra ognuno di noi è talmente blando da essere praticamente ininfluente. Si respira di continuo il profumo forte di queste onde oceaniche che si abbattono potenti sulle coste bretoni dove ci troviamo, e certe volte si cerca un giusto riparo dal vento intenso che corre sulla superficie dell’acqua e sopra le creste di schiuma bianca, fino alle immense distese sabbiose lasciate umide dalla marea. Le fasi lunari ci sovrastano, per questo proviamo nel nostro corpo tutta l’attrazione astrale possibile, alla stessa maniera della massa d’acqua che compie continuamente il suo gioco infinito. <<Fantastico>>, ripeto dentro l’aria colma di salsedine, e poi con gli altri cerco riparo di nuovo dentro al nostro camper, il nostro piccolo guscio di lumaca. Fuori l’umidità e la pioggia sottile della stagione invernale appanna i finestrini, rendendo la visibilità poco realistica, eppure ci accontentiamo in fretta di ciò che è possibile vedere, semplicemente immaginando il resto, come seguendo una regia inquietante fatta di immagini obbligate.

Vorrei sospendere il tempo, almeno per un po’, e disinteressarmi della concretezza degli avvenimenti, della qualità della giornata, dei piccoli preamboli che spesso si creano, prima di apprezzare con decisione quanto ci è dato attingere dall’evidenza. <<Dobbiamo lasciarci andare, qualche volta>>, dico ancora a voce alta; e non ha alcuna importanza che gli altri tre qua dentro si trovino davanti a me a scambiare dei piccoli sorrisi di normale tolleranza. E’ necessario far uscire i propri pensieri dalla mente, almeno durante determinate situazioni, anche se la comprensione vera delle espressioni usate non è mai così scontata. Poi ripartiamo, non abbiamo neppure deciso esattamente verso dove, ma la cosa più importante non è certo questa, considerando che adesso abbiamo di fronte tutto il tempo necessario per decidere dove e quando fermarci nuovamente. E forse è proprio questo il punto saliente e anche lo scopo finale di tutto il nostro vagare: girare a caso in qualsiasi condizione lungo questa costa così rustica e selvaggia, e divertirci senza alcuna razionalità a perdersi continuamente, ora magari in un trascurabile dettaglio, ora invece nell’immensità oceanica che di fronte a noi non ci abbandona quasi mai. Infine sorrido mentre chiudo gli occhi per dormire: ma forse soltanto perché so già che il nostro camper si farà immediatamente una perfetta culla per tutti i nostri sogni inconcludenti.

 

Bruno Magnolfi         


mercoledì 23 marzo 2022

Meglio di così.


            Diario. 7° giorno. Adesso finalmente sono da sola. Ho portato il mio quaderno in questa camera d'albergo, e mi sono seduta davanti a questo piccolo scrittoio proprio per annotare le mie migliori riflessioni su tutto quanto sembra vada accadendo. Renato in questo momento è nel bagno a godersi la sua doccia, ed io purtroppo non sto benissimo, perché mi sembra proprio di aver tradito l'amicizia di Antonio e di Lina nel momento in cui ho accettato di venire qui in questa locanda, invece di restare insieme a loro, come forse avrei proprio dovuto, a condividere anche stasera l’interno del nostro meraviglioso camper. Li ho visti comunque, quando mi hanno gettato un'occhiata storta, nello stesso momento in cui ho annuito alle parole di mio marito, perché se da Renato forse ci si poteva anche aspettare qualcosa di questo genere, per quanto mi riguarda non credo me ne ritenessero del tutto capace. In fondo non è accaduto niente di particolarmente grave, anche a pensarci bene; però è come se d’improvviso si fosse rotto un equilibrio che ancora era capace di restare in piedi, grazie soprattutto alla capacità mediatrice delle parole usuali scambiate tra di noi nel dare corso ai piccoli spostamenti giornalieri con il camper, ed anche agli acquisti di cibo nei vari supermercati francesi. Perché da quando siamo partiti non stiamo scambiando nessuna particolare opinione sui temi che possono avere una qualche importanza, soltanto piccoli pareri sulle cose più ordinarie possibili: soprattutto mangiare e viaggiare.

            Prima di questa vacanza pensavo che ci sarebbe stato proprio il tempo e la voglia, assolutamente per tutti e quattro, di parlare diffusamente di noi, del nostro futuro, delle motivazioni che ci hanno portato a non desiderare dei figli, ad esempio, ma anche del nostro rispettivo lavoro, delle nostre personali aspettative, delle tante decisioni importanti da dover prendere nei prossimi anni, e così via. Invece tutto rapidamente si è ridotto a delle piccole sciocchezze da scambiarsi con monotonia, coltivando svogliatamente, in ciascun giorno e ognuno per proprio conto, una piccola distanza dagli altri, cosa che si è fatta in poco tempo sempre più grande e importante, senza neppure una vera motivazione di fondo, almeno secondo il mio parere. Ho anche pensato, più di una volta, che il nervosismo accumulato in tutto questo breve periodo da ognuno di noi, sia stato dato anche dai fatti violenti dei gilet gialli che stanno purtroppo accadendo a Parigi e nelle altre città del paese, non perché quelle vicende ci riguardino particolarmente da vicino, ma in quanto capaci di costringerci a formarsi una propria opinione, peraltro diversa per ognuno di noi. Ma anche questo, invece di diventare un ambito aperto di scambio e di discussione nel nostro camper, si è subito costituito come un robusto muro invalicabile, una separazione di impressioni e di malumori, quasi un motivo insopportabile di divisione e di forte insofferenza.

            Fino adesso non ho voluto fare quella superficiale che prende in mano l’iniziativa e magari sorridendo spara delle domande più o meno precise sulle cose più spinose che volta per volta si presentano, proprio per far tirar fuori ad ognuno il succo di quello che non gli va per il verso giusto; ma non è detto che prima del termine di questa vacanza non mi riproponga qualcosa del genere. Soprattutto mi meraviglio della mia amicizia con Lina, improvvisamente da lei degradata quasi a semplice conoscenza occasionale. La sua personalità vagamente sfuggente la conosco ormai da parecchi anni, e la ravvisavo già nella norma di tutti i suoi comportamenti e dei suoi modi, almeno fino a ieri, e mi pareva comunque una semplice questione di carattere, o almeno così la riflettevo; ma la sua improvvisa lontananza da tutto ciò che riguarda la mia persona in questa vacanza, mi è parso in questi giorni un qualcosa che riesce ad andare oltre tutte le mie aspettative, tale che non mi sarei mai aspettato da lei. Le cose poi non sono perfette neppure con mio marito, e forse è proprio per questo che ho accettato di dormire stanotte in questo albergo, per non osteggiarlo, per vedere se riusciamo a trovare così una sintonia migliore, condividendo almeno una scelta qualsiasi.

            Non so proprio, con questi presupposti, come potrà presentarsi la nuova giornata di domani: nella mattina io e Renato probabilmente andremo al piano inferiore per consumare la nostra colazione, osserveremo distrattamente l’orologio, pagheremo con naturalezza il conto della camera, e aspetteremo il camper con Lina e Toni pronti a riprenderci con loro. Li ringrazieremo subito per la puntualità, e certamente porgeremo loro dei grandi sorrisi, per il piacere di ritrovarci insieme dopo questa piccolissima parentesi. E forse tutto davvero apparirà migliore.

 

            Bruno Magnolfi      

        

martedì 15 marzo 2022

Piccoli piaceri.


            Sono contenta oggi, o almeno così mi sembra; mi ritengo comunque piuttosto soddisfatta da tutto quello che sta avvenendo da qualche giorno, anche se è evidente come alla fine questi siano soltanto dei fatti minori, sicuramente senza una grande importanza, almeno per gli altri. In certi momenti sono consapevole di mostrarmi apatica, priva completamente di qualsiasi entusiasmo, anche se invece apprezzo, se pur debolmente, chi cerca intorno a me di proporre certe volte qualche novità. Perché senz’altro mi piace accorgermi che le cose lentamente cambiano, si sviluppano, iniziano un nuovo percorso, vanno avanti pur in qualche modo, anche se non sono certo io il motore delle eventuali variazioni che possono manifestarsi. Anzi, pur con un certo dispiacere, non riesco mai ad essere propositiva, non ce la faccio proprio a tirar fuori qualcosa che possa essere apprezzato da qualcuno, però quando vengo coinvolta in qualche faccenda stimolante, allora non sono certo una che si tira indietro. Però mi piace quasi sempre stare nel mio angolo e pensare, senza avere dentro di me delle riflessioni privilegiate, solo così, liberando la mente per lasciarla poi svagare verso dove voglia. Mi dicono che sono riservata, ma non è del tutto vero: mi trovo indifferente alla maggior parte delle cose, e sul resto non mi interessa quasi mai tirare fuori la mia opinione.

            Stamani siamo rimasti da soli, io e Antonio, sopra al nostro camper, insieme al cagnolino Ettore che fortunatamente è molto obbediente e anche tranquillo. Sandra e Renato sono andati con la corriera a visitare un paese qua vicino, ci tenevano molto, ma io ho detto subito che non mi sentivo attratta dall’idea di muovermi da dove ci troviamo, e mio marito naturalmente non ha voluto in nessun caso lasciarmi sola. Ho preferito rimanere qui a Cancale, con le sue spiagge, il suo faro, gli isolotti di fronte, e la chiesetta medievale sulla costa, perché sento che questa atmosfera invernale e malinconica di questo luogo mi appartiene, è quasi una parte di me, del mio modo di essere. Ho detto subito ad Antonio che avrei fatto una passeggiata con il cane di Sandra al guinzaglio, e lui si è mostrato preoccupato solamente di fare una lista per i prossimi acquisti alimentari. Se avesse mostrato la volontà di accompagnarmi, naturalmente il mio giro si sarebbe fatto molto più breve, però così da sola mi sono subito sentita bene, tanto da essere tornata al camper oramai all’ora di pranzo. Gli altri hanno telefonato per avvertire che sarebbero rientrati presumibilmente a metà del pomeriggio, ed io avrò in questo modo tutto il tempo, una volta mangiato qualcosa insieme a Toni, di mettermi in un angolo con il mio libro e i miei pensieri.

            Generalmente mi annoio a stare assieme a mio marito, salvo le volte in cui lui si trova particolarmente su di giri, ed allora riesce ad essere anche divertente e di compagnia. La maggior parte delle volte però è sempre troppo serio, pignolo, preciso anche nel disporre del suo tempo, parcellizzando ogni attività troppo razionalmente, pur senza lasciarsi prendere emotivamente quasi mai da qualcosa di specifico. Lo lascio fare, riconosco che siamo molto differenti di carattere, e lui rispetta pienamente ogni mia decisione. Non fa mai mancare la prova dei suoi sentimenti verso di me, e questo si dimostra forse il collante più forte tra noi due. A fine mattinata ha preparato, per me e lui, un ricco e gustoso piatto freddo, dopo che aveva già apparecchiato il piccolo tavolo da esterno approfittando della giornata abbastanza soleggiata, e così mi ha fatto trovare tutto pronto, proprio per non lasciarmi preoccupare di alcunché. Abbiamo pranzato con calma e con piacere, ascoltando della musica pacata di sottofondo e lasciando che Ettore curiosasse per conto proprio nei dintorni. Poi, dopo che ho riordinato tutto e lavato le stoviglie, ci siamo mossi con il camper fino al supermercato del paese, abbiamo fatto le compere previste, e quindi siamo andati con calma alla fermata dei mezzi pubblici ad attendere il ritorno degli altri due.

            Loro, quando sono scesi dalla corriera, sono sembrati subito entusiasti della gita appena fatta, anche se Renato, durante un momento in cui siamo rimasti da soli io e lui, ha cercato in ogni maniera di farmi capire che gli ero mancata, come se per tutta la giornata non avesse fatto altro che pensare a me. Non gli ho creduto, naturalmente, anche se mi ha fatto un certo piacere sentirlo dire.

 

            Bruno Magnolfi

           

lunedì 7 marzo 2022

Relazioni quasi amichevoli.


            Diario. 6° giorno. Stamani, mentre ero fuori con il mio cagnolino Ettore, mi ha raggiunto Toni, con l'aria di chi stesse passando per caso proprio da quelle parti. <<Non mi ritrovo più con Lina>>, ha detto subito, senza guardarmi. <<È sfuggente con me, sembra quasi non abbia mai niente da dirmi, anche se tra me e lei non c'è stata alcuna discussione, nessuna particolare differenza di vedute>>. Poi si è abbassato sorridendo, per accarezzare leggermente Ettore, e gli ha toccato il muso e le orecchie, ma in quel momento a me ha fatto quasi pena, come se stesse cercando attorno a sé qualcosa su cui riversare le sue attenzioni e anche i suoi sentimenti. Gli ho detto, come si dice sempre in questi casi, che forse era soltanto un periodo passeggero, un momento come se ne passano tanti, ma poi mi è venuta voglia di abbracciarlo forte, anche se naturalmente non ho fatto niente del genere. Ma il suo intuito e la sua sensibilità, forse si sono messi in moto proprio in quel momento, così mi è venuto più vicino e mi ha detto che questa nostra vacanza si stava dimostrando un mezzo disastro, con momenti di grande distanza tra tutti noi. Sono rimasta un attimo in silenzio a riflettere, forse riconoscendo di colpo come vere le sue affermazioni, tanto da sentirmi paralizzata dalla massa di pensieri che in me ne conseguivano. Non mi ero resa conto fino a stamani di quello che adesso improvvisamente mi diceva Antonio, e quasi mi pareva così di dovermene vergognare.

            Sono rimasta immobile, ma ho provato una grande  debolezza, tanto da sentirmi capace di accettare qualsiasi risoluzione si fosse presentata. <<Tu sei una persona che mi piace>>, ha proseguito Toni come parlando tra di sé, ed ancora senza guardarmi. <<Mi piacerebbe che almeno io e te in questo momento stessimo dalla stessa parte>>. Non ho capito cosa intendesse dire, ma ho assentito subito, anche perché, tra le poche cose che potevo dire o fare, o meglio che la situazione avrebbe potuto richiedermi di fare, era quella più facile, e forse anche priva di particolari conseguenze. Però subito dopo mi sono sentita bene, forte di quella improvvisa solidarietà, quasi complice di un’alleanza giusta, stretta per sconfiggere un qualcosa che non avevo affatto chiaro dentro la mia mente, ma contro il quale ero sicura, lottando così in una stretta unione, tutto avrebbe potuto risolversi in fretta ed anche al meglio delle possibilità. Allora Antonio mi ha guardata, con uno sguardo intenso che non gli avevo mai notato prima, e quando si è ulteriormente avvicinato per baciarmi leggermente sulla bocca, l’ho lasciato fare, senza spostarmi di un millimetro, proprio perché riconoscevo in quel gesto il patto che improvvisamente veniva stretto tra me e lui.

            Ettore poi ha mugolato, chissà per quale motivo, ed io ho tirato leggermente il suo guinzaglio come ce ne fosse una qualche necessità, ed infine mi sono voltata come per tornare verso il nostro camper dove Lina e mio marito stavano sistemando le cose prima di ripartire alla volta di un’altra cittadina francese poco lontano, dove la guida segnalava un famoso punto panoramico. Dopo stamani devo confessare di essere rimasta piuttosto perplessa fino a questo momento, quando ormai siamo quasi giunti a fine giornata; però devo essere anche grata alla situazione che si è verificata oggi, proprio per avermi aperto gli occhi su qualcosa di cui non mi ero proprio accorta. Ho iniziato già nel pomeriggio a guardare le cose con uno sguardo severamente critico e meno accondiscendente, e devo dire che le riflessioni di Antonio iniziano tutte a tornarmi come vere. Anche mio marito Renato non sembra proprio lo stesso di sempre nei miei confronti: non è scostante, questo è certo, però neppure troppo attento a certi particolari tra di noi a cui fino a poco fa mi ero abituata. Non so dire, forse è soltanto un clima sfavorevole quello che si è instaurato, magari dato da questo coabitare in spazi interni così ristretti. Poi ho immaginato che ci fosse anche qualche strano risentimento tra Antonio e Renato, ma poco dopo li ho visti ridere assieme per qualche stupidaggine delle loro, proprio come hanno fatto sempre. Perciò ho concluso la giornata assaporando inevitabilmente una grande amarezza: quella che doveva essere la vacanza perfetta per noi quattro, riesce poco a poco a dimostrarsi soltanto un grosso errore, o almeno una sbadataggine, quasi un piede in fallo, per i nostri pur collaudati rapporti interpersonali di amicizia.

 

            Bruno Magnolfi