sabato 29 aprile 2023

Sicurezza dei fatti.


            A volte compio un giro a casaccio per le strade del mio paese, generalmente la sera tardi, subito prima di chiudermi in casa come fanno tutti ed infine andarmene a letto. Mi piace passeggiare da solo quando non c’è nessuno sui marciapiedi, come se anche tutte le case intorno a me fossero disabitate, e rifletto, con un sorriso nascosto e un po' amaro, che in fondo qui non succede proprio mai niente, se non le piccole cose di ogni giorno, quelle che avvengono senza avere realmente alcuna importanza. Eppure, anche i piccoli fatti di un centro abitato come questo dove abito io, assumono grande rilevanza secondo me se solo si osservano nella giusta maniera. Non frequento quasi nessuno ultimamente, e non vado mai in quei pochi locali di vario genere che stanno sparsi qua attorno. Però generalmente riesco comunque a venire facilmente a conoscenza dei fatti che avvengono in questi paraggi. Me ne parlano volentieri i negozianti, dove mi reco quasi quotidianamente ad acquistare ciò che mi serve, ed anche le persone che conosco e che incontro durante la giornata; poi soprattutto me li rivelano i miei vicini di casa, che nonostante sappiano come io sia un tipo estroverso, però un tantino scostante e forse non molto socievole, spesso mi fermano sul marciapiede o sulle scale condominiali per chiedermi qualcosa e raccontarmi volentieri ciò che ultimamente sono venuti a sapere, come se io fossi un tipo bramoso di novità ed altre cose del genere. Forse confondono la mia velata effeminatezza per una semplice curiosità, oppure credono sia uno che per qualche motivo possa essere attratto da cose del genere. O magari fanno così solo per prendermi in giro, visto che sanno perfettamente di quanto io resti perlopiù indifferente a certi argomenti.

Però, il fatto che sia venuto ad abitare proprio poco lontano dalla mia casa una persona che non è di questo paese, devo riconoscere non mi lascia del tutto indifferente. L'ho già incontrato, un paio di volte, e mi è parso un tizio tranquillo, un gran bel ragazzo, sicuramente pieno di buone intenzioni, almeno a giudicare dai suoi normali comportamenti. Ma tutti sembrano aver deciso adesso di parlare male di lui, come se fosse una persona da denigrare in ogni caso, anche se non se ne comprende in alcun modo il motivo. Forse è il solito pregiudizio che si impone in un centro abitato per ogni individuo che non è propriamente di queste parti, anche se alla fine sembra che lui sia sempre vissuto a poche decine di chilometri da qui. In più, sembra che da tempo stia lavorando presso l'Ufficio Postale di questo paese, dove io però non vado mai, e per colmo pare che l'abbiano incaricato di consegnare le lettere e i piccoli pacchi a domicilio. È evidente secondo me che non ci può essere alcuna rimostranza da fare nei suoi confronti, ed il discorso che qualcuno ha persino sollevato, e cioè che tolga lavoro a chi propriamente è nato a Calci, mi pare del tutto strampalato.

Poi esco di mattina come sempre sul tardi per fare alcune compere, e proprio davanti al mio portone trovo lui, con il ciclomotore di cui è stato fornito, mentre è impegnato a cercare i giusti indirizzi delle cassette dove inserire la posta. <<Conosci per caso i Ceccherini>>, mi fa mentre sfoglia le buste nella sua borsa. <<Qua sopra è stata scritta soltanto la via, ma non il numero civico>>. Gli rispondo che un nome così dovrebbe trovarsi su di un campanello un paio di portoni più avanti, ma con l'occasione gli chiedo se per caso avesse qualcosa da consegnare anche a me. Così gli dico subito come mi chiamo, naturalmente, e lui guarda, scartabella tra le buste, ma poi dice di no, ma intanto mi sono presentato, e comunque mi ringrazia, e lo fa quasi senza sorridere, ma con dei modi piuttosto garbati. Mi piace questo bel giovanotto, rifletto tra me, ma non è certo il tipo di persona con la quale probabilmente potrei avere qualcosa a che fare, mi dico per stare tranquillo. Quindi mi saluta con un bel gesto della mano e si fa subito riassorbire completamente da tutti i suoi impegni. Penso comunque che lo incontrerò tante altre volte, ne sono sicuro, considerato che oramai siamo anche vicini di casa, e quindi ci saranno sicuramente le condizioni per fermarmi qualche altra volta a parlare con lui. Alberto, mi hanno detto che si chiama, e forse in futuro potrebbe anche diventare un amico per me, e magari accompagnarmi qualche volta nelle mie passeggiate serali.

Lo so, certe volte lascio correre la fantasia forse più di quanto sia lecito, ma non ci posso fare niente se sono attratto dai bei ragazzi, e poi penso che Alberto abbia grosso modo la mia stessa età, e quindi sarebbe più che normale se cominciassimo in qualche maniera a frequentarci. Cercherò di non essere entrante quando mi capiterà di incontrarlo ancora, potrei forse salutarlo con velata simpatia, magari senza eccedere, ed aspettare che sia lui, sempre che gli vada, a chiedermi qualcosa. Ma certo, tutto scorrerà nella maniera giusta, starò attento, e poi succederà proprio così, penso; sono già convinto che le cose avverranno esattamente in questo modo, ed anzi, via via che proseguo a rifletterci sopra, ne sono già più che sicuro.

 

Bruno Magnolfi

martedì 25 aprile 2023

Modi d'essere.


            Sono contenta di aver ottenuto un palchetto tutto per noi, anche se come posizione rimane molto laterale. Comunque, da qui siamo molto vicini agli attori, ed io posso seguire piuttosto bene lo svolgimento di tutta la commedia, nella buona comprensione di ogni parola, delle varie espressioni, e soprattutto dei gesti che verranno eseguiti sul palcoscenico. Alberto invece mi pare a disagio, ancora prima dell’inizio, ma non posso aiutarlo, e soprattutto non mi va di perdere qualcosa dello spettacolo soltanto per stare dietro ai suoi dubbi. Pirandello non è facile, e soprattutto, per chi non ha dimestichezza con il teatro, può restare assolutamente pesante e privo delle attrattive che già il suo nome e la sua fama sembrerebbero indicare.  Ma non importa, è già molto che abbia accettato di accompagnarmi stasera, anzi, che si sia offerto lui stesso di portarmi qui, in modo da rendersi conto di persona da che cosa mi reputo incantata quando gli dico che recitare è tra le cose più belle in assoluto. Non mi aspetto certo che lui inizi dopo questa commedia ad interessarsi di teatro, e poi mi sembra che nelle sue giornate sia attratto da cose molto lontane da tutto questo, anche se, ora che ci penso, a me ha fatto molto piacere che sul lavoro all’Ufficio Postale abbia accettato l’offerta della nostra Direttrice di sostituire il portalettere infortunato. Mi sembra quasi che la nostra storia però abbia assunto in questi ultimi giorni un moto di accelerazione un po’ troppo forte per lasciarci il tempo giusto di riflettere bene su quello che stiamo facendo. In ogni caso il sipario è ancora abbassato e Alberto ha già iniziato a guardarmi e a starmi vicino, come se fossimo venuti a vedere una semplice pellicola cinematografica leggera e poco impegnativa. 

            <<Devo concentrarmi>>, gli dico prima che si spengano le luci in sala e nei palchi; <<scusami, ma ho studiato le parti e devo comprendere bene ciò che succede sul palcoscenico e in tutto il teatro, visto che ci saranno degli attori anche in platea>>. Lui con la mano fa subito il gesto di chi per nessuna ragione desidera interrompere o disturbare il mio interessamento allo spettacolo, ma noto dalla sua debole espressione che non è del tutto contento, anche se volentieri si rende disponibile ad assecondare i miei desideri. Non posso fare a meno purtroppo di proiettare ogni sua parola ed ogni suo gesto verso un tempo futuro, quando la nostra relazione magari avrà trovato delle basi di familiarità e complicità che adesso ancora non abbiamo. Provo sempre più forte la sensazione che lui, poco per volta, sia sempre meno disposto ad assecondare i miei interessi ed il mio desiderio di sentirmi costantemente libera di occuparmi delle cose che apprezzo di più, come se la sua tolleranza verso alcune cose di me, si mostrino ai suoi occhi sempre di più come dei capricci che forse dovrei imparare a mettere da parte, magari per occuparmi maggiormente di lui e della nostra storia. È soltanto un’impressione, sia chiaro, però dovrò stare molto ben attenta, nel prossimo periodo, ad interpretare ogni dettaglio che la sua personalità riuscirà ad esternare in questo senso.

            Quindi si alza il pesante sipario, l'azione produce immediatamente un profondo silenzio in tutto il teatro, ed io all'improvviso provo tutto quel fascino che probabilmente ho sempre sentito dentro di me per questi spettacoli, ma che fino a poco tempo fa non ho mai avuto il coraggio e la possibilità di rendere manifesto, proiettandomi in un attimo in mezzo agli attori, sul palcoscenico, lontano da Alberto, via da questo palchetto, ritirando anche la mano che lui, fino ad un attimo fa, mi ha tenuto persino troppo stretta, in mezzo alle sue. Sono da sola, penso adesso, e la commedia di fronte a me si svolge lasciando che io con la mia fantasia possa essere parte attiva di ciò che vi avviene, apprezzando al massimo possibile ogni minima cosa prevista dall’autore. Per me è come un’immersione completa in un liquido amniotico, una vera rinascita che vivo e che sento mentre vibrano le parole e i gesti che ogni attore esprime mentre è impegnato sopra al tavolato di legno. Ho ripassato il testo già diverse volte per essere sicura di non tralasciare niente dei dialoghi, ed anche se ho notato tra il pubblico la mia insegnante di recitazione e qualcuno tra coloro che seguono insieme a me il corso di teatro, non ho provato alcun desiderio di incrociare lo sguardo con loro. Avremo sicuramente tempo di parlare di tutta questa serata già nel corso delle prossime lezioni, ed io adesso non voglio sentirmi distratta da nessuna cosa che non faccia parte integrante dello spettacolo.

Infine, dopo i lunghi applausi a commedia terminata, torno a volgere lo sguardo verso Alberto, rimasto immobile e in silenzio fino adesso sulla sua poltroncina. Forse provo pena per lui, ma non posso fare niente, tanto più che se desidera starmi vicino anche in futuro, è bene che sappia fin da questo momento quale sia il mio reale modo di essere.

 

Bruno Magnolfi

sabato 15 aprile 2023

Apprezzamenti.


            Certe giornate sono persino troppo lente, e in qualche caso anche eccessivamente uggiose, ed io ho sempre l’impressione che nulla possa mai accadere, almeno in questo piccolo paese di provincia. Sto dietro al bancone della mescita e alla macchina del caffè, alla Casa del Popolo, e da qui ne sento dire continuamente di tutti i colori, anche se alla lunga si fa l’abitudine a qualsiasi cosa, figuriamoci poi alle chiacchiere inconcludenti di qualche pensionato che staziona da queste parti, e di coloro che vengono a mangiarsi un panino, o a bere qualcosa, o a fare colazione, oppure a prendersi un caffè, e nel pomeriggio mettersi ad un tavolino per una partita alle carte. Le espressioni che da qui vedo in giro nel locale sono sempre le medesime, e se non fosse per le ultime vicende all’Ufficio Postale, proprio qua vicino, forse da un po’ di tempo non si avrebbe neppure saputo più di che cosa parlare. La chiusura dell’Ufficio Postale, per tutto il paese di Calci, sarebbe stato un bel guaio se si fosse davvero verificato, ma fortunatamente adesso affermano tutti in giro che questo non avverrà, e che le cose per gli impiegati che lavorano là dentro proseguiranno come sono sempre state. Conosco Laura da sempre, una di noi si può dire, una ragazza con cui personalmente non ho mai scambiato molte parole, pur avendo lei pochi anni meno di me, ma l’ho sempre salutata con grande piacere ogni volta che mi sono trovato ad incontrarla, e che si è sempre mostrata sorridente e rispettosa sia con me che con qualunque altra persona del posto. Ultimamente si è fatta vedere nel mio locale sempre con quel tizio di Bientina, il nipote del vicesindaco nella giunta comunale, certe volte anche alla fine dell’orario di lavoro proprio degli Uffici Postali, e questa faccenda non riesce ad andarmi giù facilmente, anche se riconosco che ognuno sia libero di fare di sé quello che vuole.

            Lui mi pare un musone, uno con cui non penso di avere niente da spartire. Il marito della Lorenza mi ha detto che ultimamente ha preso la tessera del suo sindacato, ed anche se neppure lui se ne sa spiegare il motivo, sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per farlo, anche se non è questo che fa di un uomo uno che sta dalla mia stessa parte, almeno credo. Quello che mi pare abbastanza evidente, è che Laura sembra cambiata nelle ultime settimane, quasi avesse scoperto chissà cosa, forse l'anima gemella con cui stare assieme, penso io, o forse qualcosa che non riesco neppure ad interpretare. In ogni caso non mi piace che lei si faccia vedere in giro con questo tizio; credo soprattutto che stia cedendo poco per volta ad uno che non la merita minimamente, e con ogni probabilità la farà soltanto soffrire. Certo, non sono per nulla affari miei, come si dice, però un po' mi dispiace che una bella ragazza del mio paese si butti via con uno che non è neppure di qui, e non si sa neanche bene che cosa pensi. Stamani poi, quando sono venuti tutt'e due a prendere il caffè alla Casa de Popolo, le ho detto qualcosa tanto per stuzzicarla, ridendo, una stupidaggine, giusto due parole: <<Va tutto bene ora in ufficio, non è vero?>>, e Laura mi ha guardato con serietà, ma poi ha detto che la tranquillità è un grande valore, e che lei è contenta di come stanno andando le cose.

Non ho avuto da ribattere niente, naturalmente, ed ho lasciato che il discorso finisse lì, ma poi mentre passavo tra i tavolini per sistemare qualcosa, mi ha detto ancora: <<Ma lo sai che sto prendendo lezioni di recitazione? Da ora in avanti non si saprà più se dico qualcosa sul serio oppure se sto interpretando una parte>>, poi ha fatto una breve risata, piacevole, allegra, proprio come mi ricordavo di lei quando andavamo addirittura alla scuola elementare, così mi sono soffermato un momento, e lui così mi ha guardato, come per aspettare la mia reazione, ma io mi sono limitato a sorridere, ed è stato allora che mi sono reso conto di quanto lui sia proprio differente da lei: serio, impassibile, forse addirittura incapace di divertirsi, senza alcun dubbio del tutto diverso da Laura. Avrei voluto dirle: <<ti stai rendendo conto di quello che fai?>>, ma invece non ho più detto niente, e forse ho scosso lievemente la testa mentre tornavo dietro al bancone. Se lo chiedo in giro sicuramente altre persone pensano le stesse cose che sono stato capace di pensare io, e forse qualcuno uno di questi giorni la fermerà per strada, a Laura, e le dirà senza mezze parole che non va bene quello che sta facendo, o che quel ragazzone con cui si fa vedere insieme da un po’ di tempo non è proprio la persona più adatta a lei. Lo diranno per ridere, certo, per scherzo, però Laura sono sicuro sia capace di decidere da sé quello che vuole, così almeno credo, e perciò tra non molto dovremo fare l’abitudine a vederla insieme con quel suo collega di lavoro, ed apprezzarla lo stesso, pur a malincuore.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 12 aprile 2023

Parole impronunciabili.


            Muovo appena le mani ogni tanto mentre resto seduto su una panchina ad osservare dei ragazzi che giocano col pallone in un campetto oltre la recinzione. Quando avevo la loro età mi sentivo orgoglioso di mio padre. Lui era a capo di un gruppo di commercianti di scooter e di ciclomotori della Piaggio all’interno di una grossa concessionaria dentro Pisa, e gli affari in quegli anni andavano bene, tanto che io e la mamma ci permettevamo tutto ciò che ci andava, senza mai badare a spese, e lui, che non c’era quasi mai a casa, quando infine prendeva qualche giorno di vacanza, ci portava negli alberghi e nei luoghi migliori che conosceva. Mi pareva per ingenuità che tutti potessero avere i nostri stessi privilegi, che bastasse desiderarli, e coloro tra i miei compagni di scuola che si lamentavano sempre per la miseria, lo facessero soltanto perché avevano dei genitori senza troppa volontà di lavorare. Mio padre, in quegli anni, lo ricordo come un signore lontano, elegante, sempre un po’ via, distante da me, capace di intrattenere chiunque con le sue chiacchiere divertenti e cortesi, ma mai disposto a perdere troppo tempo con me o con mia madre. Sono cresciuto con lei, difatti, ascoltandola ogni volta mentre mi spiegava che dovevamo essere contenti di avere un padre ed un marito così.

            Lui fece costruire la casa di Bientina, dove abbiamo sempre abitato da allora, proprio in quegli anni, e quando vi entrammo per la prima volta a me parve persino troppo grande e spaziosa per poter essere considerata una semplice abitazione. Avevo persino una grande stanza dei giochi tutta per me, e poi una cameretta altrettanto ampia, affiancata da un salottino dove stavano riposti soltanto i miei vestiti dentro a capaci armadi a muro. Quando, più recentemente, chiesi a mio padre di far ristrutturare interamente le soffitte, e di farne un piccolo appartamento soltanto per me, mi parve che lui ne fosse addirittura contento, accogliendo con favore il mio allontanarmi dalla famiglia, o almeno da lui, tanto che l’idea di far costruire un ingresso indipendente per me e le mie nuove stanze, fu assolutamente la sua, che tirò fuori all’improvviso come per sancire una certa separazione. Adesso ho quasi trentasei anni, e le cose a mio padre non vanno più tanto bene come una volta. Forse il suo desiderio attuale potrebbe essere quello che io mi prendessi un appartamento in affitto da qualche parte e mi staccassi del tutto da quella abitazione. Ma la solitudine di cui ho sempre sofferto mi parrebbe in quel caso persino troppo forte per lasciarmi la volontà di fare un passo del genere; e poi c’è mia madre, con la quale ho continuato a tenere dei buoni rapporti almeno tutte le volte che lui è fuori da casa.

            Ora i ragazzini hanno smesso di giocare, si sono seduti da una parte e parlano di qualcosa tra loro. Personalmente mi pare di non avere nessuno con cui parlare, ed anche se almeno una volta al giorno scendo da mia madre per salutarla, mangiare qualcosa, e stare un po’ insieme a lei, non posso certo considerarla una persona alla quale fare le mie confidenze. Mio padre ha sempre preteso qualcosa da me: non mi ha mai indicato un percorso, non mi ha chiesto cosa ne pensassi di una cosa o di un’altra; ha soltanto detto con voce decisa cos’era che si aspettava dal mio comportamento in ogni preciso momento della mia crescita, fino a quando ha smesso quasi del tutto di esigere qualcosa, abbandonandomi pur tardivamente ai miei personali desideri. Credo di averlo spesso deluso, ma lui non ha detto qualcosa del genere neppure durante gli anni scolastici. Si è limitato a ribadire che avrei dovuto fare così, o anche essere così, senza mai darmi una valida motivazione per impegnarmi davvero. Non ho mai sognato di essere come lui, se si esclude il periodo dell’infanzia, quando forse ero troppo piccolo per aver già sviluppato un pensiero più critico.  Sempre più spesso provo un senso profondo di solitudine, forse proprio per questo comportamento che ho dovuto subire negli anni; credo mi sia sempre mancato un supporto morale, e una sviluppata capacità di sentirmi a mio agio con gli altri. Quando ho avuto vent’anni mi è parso per stupidità che avere molti soldi dentro alle tasche potesse mostrarsi sufficiente, almeno rispetto ai miei amici di allora, per dimostrarmi ai loro occhi una persona completa e del tutto in grado di affrontare qualsiasi avversità. Adesso sono sicuro di avere sbagliato completamente.

I ragazzi da dentro al campetto ora se ne sono andati in silenzio, uscendo da un varco prodotto nella recinzione vecchia e arrugginita, raggiungendo probabilmente le loro case e salutandosi con allegria. Adesso mi sento più solo anche per questo, come se a me tutti loro non avessero lasciato neppure un saluto, condannandomi a restare qui, abbandonato sopra questa panchina, impossibilitato ad avere qualcuno con cui discorrere di cose pur poco importanti, concedendomi soltanto di usare per conto proprio quelle stesse parole che forse non sono mai riuscito del tutto neppure a pronunciare.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 7 aprile 2023

Soltanto uno spettacolo.


            Non sto bene, o perlomeno non mi sento a posto, non come sempre, ecco. Mi muovo nelle mie due ampie stanze e cerco di immaginare se per caso i piccoli rumori che produco, spostandomi da una parte all’altra, si riescono ad avvertire anche al piano inferiore. Magari no, probabilmente non si sente niente, forse è soltanto una mia preoccupazione, in ogni caso adesso cerco di non provocare alcun suono, o in ogni caso, il minimo che mi è possibile. In fondo, che cosa mi importa di tutto quello che può succedere nei prossimi tempi. Devo andare avanti con le mie idee, con le mie aspirazioni, non posso certo restare confinato in ciò che gli altri si attendono da me. Sempre più mi trovo in solitudine a riflettere sul mio futuro, ma questo non è affatto un problema, perché intendo essere convinto delle mie scelte, senza che qualcuno possa anche inconsapevolmente influenzarle. Certe volte mi viene da ridere pensando che i crucci che mi pongo in questo periodo probabilmente vengono risolti già da dei ragazzini che hanno la metà dei miei anni. Purtroppo, io devo fare i conti con una famiglia che non mi ha mai permesso di volare per conto proprio, e mi ha sempre avvolto in una sorta di protezione rigida che adesso mi appare ogni giorno sempre più insopportabile. E poi c'è Laura, che con i suoi modi semplici mi intriga, mi meraviglia, qualche volta mi affascina. Lei non si è mai posta i miei problemi, ed è sempre riuscita ad inserirsi nel solco del procedere di questo piccolo paese dove abita, conservando dentro di sé una personalità propria, capace di emergere ogni tanto e senza alcun preavviso, nel mostrare per un breve lasso di tempo la sua vera faccia.

Il mio sogno adesso è portarla qui, nelle mie due stanze, nella soffitta ristrutturata della casa dei miei, e tentare di spiegarle tutto, di farle capire che la mia solitudine non è un capriccio, ma è data dall'impossibilità per me di mostrarmi come sono. Sono convinto della capacità di comprensione da parte sua, se soltanto riesco a parlarle in piena intimità, ed anche se non mi interessa affatto essere compatito da lei, così come da nessun altro, ugualmente ci tengo a farle comprendere quanto sia difficile certe volte per me tirare avanti. Perché mi perderei con facilità tra le giornate vuote trascorse ancora con qualcuno dei miei vecchi amici di una volta, ma la voglia sempre più impellente di andarmene, una buona volta, e chiudere alle spalle tutto ciò che fino adesso si è dimostrato per me così deteriore, adesso è anche più forte. Oggi sono passato da una libreria di Pisa, comunque, ed ho acquistato un libro su Luigi Pirandello, e naturalmente ho scelto qualcosa che parlasse anche di questa commedia a cui assisterò tra un paio di giorni insieme a Laura: “Ciascuno a suo modo”, è il titolo, e sto cercando di comprendere al meglio questo strano intrigo che si forma nello spettacolo tra il palcoscenico ed il pubblico in platea. 

Improvvisamente mi sento affascinato da chi ha cercato di sondare in questo modo la propria sensibilità, fino a rendere in una semplice commedia qualcosa che forse chiunque di noi potrebbe anche pensare, senza però avere mai il coraggio di farne un'opera teatrale. Inizio anche a comprendere, almeno in parte, la passione che cova da tempo dentro Laura: è come se, in maniera istintiva e naturale, lei vivesse contemporaneamente dentro di sé sia il dissidio che la saldatura che si forma spesso tra il pubblico e l'attore, quasi che recitare o non recitare fossero praticamente la medesima questione. Rifletto: siamo tutti in fondo delle maschere, si tratta di comprendere le motivazioni che ci portano ad essere di un tipo oppure un altro. Anche io stesso con mia madre spesso recito, ad esempio, e con mio padre oramai non parlo neanche più, restituendogli quell'ostilità che lui è stato capace di mostrare quando ha capito che non ero del tutto uguale a lui. Ma con Laura sono sincero, anzi, mi sento del tutto in sintonia con lei, al punto che non riesco neppure a preoccuparmi di qualche lunga pausa che lasciamo in aria, quando siamo insieme.

Mi sento ossessionato da chi forse è capace, nel piano dell'abitazione subito sotto le mie due stanze, di decifrare dai rumori che produco addirittura ciò che sto facendo, e per semplice e immediata deduzione, ciò che in questo momento forse mi preoccupa di più, o magari ciò a cui addirittura sto pensando. Devo scrollarmi di dosso questa preoccupazione che da qualche tempo mi perseguita, e devo riuscire a sentirmi indifferente a certi crucci. Ma non è facile cambiare di colpo certi elementi della propria indole. E la complicazione finale sta nel fatto che tutto avviene contemporaneamente, imbrogliando ogni aspetto in una mescolanza di emozioni, e rendendo ogni scelta più difficile, complessa, quasi imprescindibile l'una dall'altra. Non so che cosa avrebbe detto Pirandello di un caso come il mio: però so che in qualche modo lo sento vicino, ed è questo alla fine il motivo principale per cui andrò con Laura più che volentieri, ad assistere allo spettacolo teatrale.

 

Bruno Magnolfi