Oggi
sono uscito per una piccola passeggiata con il Signor Solo, il mio cucciolo
trovato di notte nei dintorni dello stadio, che con grande pazienza adesso mi
tiene compagnia durante il giorno. Ho incontrato per strada parecchie persone,
diverse hanno anche guardato il cane con un sorriso, ma nessuno ha chiesto come
io stessi, o in che modo abbia pensato di risolvere almeno qualcuno dei miei
problemi. Ai giardini infine ho sganciato il guinzaglio e mi sono seduto sopra
una panchina, ma il Signor Solo non si è allontanato molto, limitandosi ad
annusare le piante e le aiuole intorno. Infine è arrivato un signore con il
giornale, si è seduto con calma accanto a me, e dopo qualche minuto, girando
una pagina, ha detto come fra sé che intorno allo stadio ci sono dei movimenti
sospetti durante la notte. “Forse ci sarà bisogno di fare dei controlli più
accurati”, ha subito aggiunto. Poi si è alzato e senza dire altro è andato
via.
Così ho messo di nuovo il
guinzaglio al mio cane e sono subito passato dalla più vicina edicola, ma sul
giornale di informazioni cittadine di quella notizia che riportava il signore
della panchina non ho trovato traccia. Perciò ho pensato che fosse un messaggio
occulto, e che quel tizio, inviato dalla stessa organizzazione che fino a ieri mi
aveva fatto lavorare come guardiano di notte al parcheggio dello stadio, adesso
mi stesse come proponendo di rientrare in pista. Sono tornato a casa senza più
togliermi il medesimo pensiero dalla testa: tornare immediatamente già questa
notte fino al mio parcheggio, e lì cercare di incontrare, magari anche parlando
con lui come collega, con il guardiano che mi ha sostituito, per tentare di
comprendere così quale aria tiri adesso da quelle parti; perciò mi sono
preparato una cena leggera e frettolosa ed ho seguito con attenzione diversi
notiziari televisivi, senza peraltro apprendere ulteriori informazioni che mi
interessassero.
Poi ho sistemato la mia solita borsa
da lavoro con dentro tutti gli utensili che mi sono serviti nel passato, proprio
come se andassi a lavorare ancora come sorvegliante del parcheggio, e in questo
modo sono uscito da casa alla medesima ora in cui per mesi e mesi sono uscito, fino
a qualche giorno fa. Non ho neppure dimenticato la pistola carica, non tanto
per immaginarmi di averne davvero bisogno, quanto per sentirmi più protetto
nell’affrontare pienamente qualsiasi situazione si fosse presentata. Quindi con
calma ho percorso con la mia macchina le strade di sempre, evitando di passare
dal solito bar e di fermarmi in qualsiasi altro posto, e sono giunto in vista
dello stadio con perfetta puntualità rispetto al mio vecchio orario di lavoro.
Mi sono fermato su un lato poco
illuminato del parcheggio e come sempre ho spento i fari; poi con il binocolo ho
sorvegliato tutto quello che era possibile vedere dell’enorme spiazzo
asfaltato. Mi sono concentrato su di una macchina ferma, molto distante da me,
ma prima di avvicinarmi lentamente per controllare se ci fosse qualcuno a
bordo, ho fatto trascorrere parecchio tempo, in modo da incuriosire l’eventuale
guardiano al suo posto di guida. Difatti ad un certo punto mi è parso che
qualcosa si muovesse, e nel momento esatto in cui stavo per accendere il motore
della mia auto per spostarmi in una posizione più vicina, sono stato affiancato
da una grossa macchina che mi ha puntato contro i fari, impedendomi di vedere
chi si trovava all'interno.
“Da domani puoi riprendere il
lavoro”, mi è stato detto a voce alta; “però ti occuperai soltanto della zona
sud, perché dell’altra se ne occuperà un diverso sorvegliante”. Poi la stessa
macchina ha spento i fari, e in uno stridio di gomme se n’è andata, impedendomi
quindi di rendermi conto di qualsiasi particolare. Così, dopo qualche minuto,
ho ingranato la marcia e mi sono avvicinato al mio collega, ma lui mi ha fatto
cenno bruscamente che non dovevo mai andargli vicino. Allora sono andato via,
anche se tutta la faccenda mi ha lasciato enormemente perplesso.
Bruno Magnolfi
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